Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

41 Tff. Profili di donne

In una rassegna in  cui è presente in forma rilevante il tema del femminile e della maternità,  segnaliamo tre opere apprezzabili passate nei primi giorni sullo schermo. Il lungometraggio GIRASOLI (FUORI CONCORSO) segna l’esordio cinematografico di Catrinel Marlon, attrice e madrina del  TFF 2023, ed è ambientato negli anni ’60, in un ospedale psichiatrico molto simile a un lager. Nel reparto che accoglie i minori abbandonati a se stessi e alle sperimentazioni discutibili dei medici  arriva come infermiera una giovane orfana, Anna. Tra quest’ultima e una paziente scatta l’empatia e – inconfessabile – l’amore. L’autrice ha connotato l’opera di  cenni autobiografici che rimandano alla sua infanzia difficile; nonostante alcune ingenuità narrative il tema dalle tinte forti è trattato con garbo e partecipazione emotiva.  Il nostro personale ”colpo di fulmine” è scattato per Le ravissement / The rapture  (CONCORSO LUNGOMETRAGGI), di Iris Kaltenbäck, classe 1988, alla sua opera prima. Al centro della scena è una giovane ostetrica, la quale svolge il suo lavoro con abilità e sincero coinvolgimento personale. Senza famiglia, lasciata dal fidanzato, si aggrappa al legame affettivo che ha stabilito con la migliore amica: la sua proiezione nella vita di quest’ultima, però, finisce con l’ assumere i contorni di  un’inaccettabile ossessione. Il film, oltre a delineare un ritratto femminile che tocca il cuore,  riesce a offrire anche una riflessione sul senso materno, che non per tutte le puerpere è acquisizione immediata  e istintiva, ma può rivelarsi una conquista difficile e  graduale.Nell’italiano Non riattaccare (CONCORSO LUNGOMETRAGGI) di Manfredi Lucibello, la protagonista riceve, dopo mesi, una chiamata dall’ex amante che, profondamente in crisi, sembra intenzionato a suicidarsi. La donna si mette in auto per raggiungerlo, restando collegata con lui al telefono per tutta la durata del viaggio: la macchina da presa non molla il volto dell’attrice Barbara Ronchi, presente dalla prima all’ultima inquadratura, e su cui si riflette l’intera gamma delle emozioni suscitate dalla situazione disperante. Oltre all’ottima prova d’interprete, il film ha la giusta tensione  giocata tra noir e dramma psicologico, riportando lo spettatore alle atmosfere cupe vissute  durante il  lockdown dell’emergenza  pandemica.

Anna Scotton

annas@vicini.to.it.

 

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