Una nostra lettrice ci ha inviato questo contributo dopo aver partecipato al Convegno nazionale La violenza sulle donne e le strade verso la prevenzione organizzato dalla Provincia di Torino per la celebrazione del 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Lo pubblichiamo volentieri
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C’era Hugo Huberman, rappresentante della Campagna internazionale Il fiocco bianco, che ha raccontato del programma argentino di recupero emozionale e sociale degli uomini maltrattanti che dura un anno e prevede incontri settimanali.
E c’era la testimonianza, affidata ad una lettera scritta, di Lucia Annibali avvocato pesarese di 36 anni, sfregiata dall’acido nel corpo e nell’anima dall’ ex fidanzato, che ha raccontato di come a un certo punto scatta l’istinto di sopravvivenza e l’amore verso se stessi, che sono la via per amarsi e farsi amare nel modo giusto.
Erano presenti oggi al Convegno nazionale La violenza sulle donne e le strade verso la prevenzione organizzato dalla Provincia di Torino per la celebrazione del 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Associazioni, forze dell’ordine, servizi sociali ed enti locali collaborano tutti insieme sul nostro territorio per rendere più efficaci le procedure di primo contatto e tutela delle vittime di violenza e per innescare un cambiamento culturale profondo, con incontri di sensibilizzazione nelle scuole sul tema delle discriminazioni di genere e del contrasto alla violenza. Un approccio innovativo che include anche i maltrattanti, ovvero gli uomini che usano violenza, con sportelli d’ascolto del disagio maschile in un’ottica di prevenzione.
L’unica statistica ISTAT ad oggi disponibile sul fenomeno sistemico della violenza sulle donne in Italia risale al 2007: su 25.000 donne tra i 16 e i 70 anni intervistate il 33% ha dichiarato di essere stata vittima di violenza almeno una volta nel corso della vita: una donna su tre. Ma solo il 7% ha trovato la forza per per denunciare il fatto. Il 93% delle donne che non lo hanno fatto sono per la maggior parte donne con figli, donne non indipendenti economicamente e donne straniere.
Le risposte legislative – Legge 119/2013 – e politiche – lode in questo caso all’Italia che ha già ratificato la Convenzione di Instambul – pur se importanti non sono ancora all’altezza dell’impegno necessario e profondo per imporre un cambiamento sociale irreversibile che vada oltre gli stereotipi di genere, spesso alla radice della violenza, che sono ancora troppo presenti anche nel quotidiano di ognuno di noi.
Perchè ogni due giorni in Italia viene uccisa una donna, cosi come ci aggiorna la cartina geografica dei femminicidio su La Stampa on line
http://www.lastampa.it/societa/donna/speciali/femminicidio/2013
Mascia Manzon