Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Il ’68: raccontami. Testimonianze del lungo ’68, di Gianpaolo Nardi

Si è appena concluso l’anno che ha visto il commemorarsi di quella stagione insuperabile di speranze e di rivolta che fu il ’68, con un 2018 ricco di eventi, manifestazioni, dibattiti, articoli e pubblicazioni che hanno dato modo di conoscere – per chi ancora non c’era – e di rivivere – per coloro che ne hanno respirato la storia – i fatti e le immagini di quel periodo: il libro di Gianpaolo Nardi si inserisce nella collezione di documenti che tracciano il racconto di quell’epoca e dei movimenti che l’hanno caratterizzata.

La miccia scatenante di ciò che divenne il ’68  viene fatta risalire da alcuni storici all’evento significativo avvenuto in Giappone, a est di Tokyo, sulla fine del ’67, quando il governo centrale decise di requisire una serie di terreni per la costruzione di un vasto aeroporto – oggi denominato Aeroporto Internazionale di Narita – scatenando un immediato contrasto con i contadini che coltivavano i prodotti agricoli per loro fonte di sostentamento, principalmente cocomeri, diventati paradossalmente vittime sacrificali e fatti esplodere dalle forze dell’ordine: questa lotta durerà poi vent’anni.

Il libro di Gianpaolo Nardi, pur delineando la diffusione internazionale degli eventi che hanno caratterizzato quel periodo, concentra la propria narrazione in un contesto più locale e a noi più vicino: le Università di Milano, Trento e Torino diventarono, tra il 1966 il 1967, il palcoscenico dei prodromi, gli incubatori sociali delle manifestazioni del ’68.

Torino, 27 novembre 1967: Palazzo Campana, in particolare, è stato uno dei luoghi più significativi ed emblematici della rivolta, una delle prime Università occupate in Italia. La struttura dell’educazione, in quegli anni, faceva acqua da tutte le parti, generando un disagio giovanile che era destinato ad esplodere in scontri e che registrerà un inevitabile elenco di vittime.

Gianpaolo Nardi ha composto un testo che è un collage di storie, un documento la cui peculiarità principale è quella di essere un racconto da ascoltare, narrato direttamente da alcuni dei protagonisti di quell’epoca, da coloro che hanno vissuto sulla loro pelle un anno che ha segnato il mondo intero e che, a mezzo secolo di distanza, fa ancora parlare di sé. Attraverso una raccolta minuziosa di preziosi frammenti e immagini, con una ricca documentazione fotografica, con storie inedite e testimonianze di chi c’era, il libro ripercorre il cammino storico di quel cambiamento, in un caleidoscopio di situazioni ed eventi raccontati con la voce di figure autorevoli come Enrico Deaglio, Anna Bravo, Giovanni De Luna.

Dal movimento studentesco, al mondo delle fabbriche, al femminismo vengono riportati i fatti e le testimonianze più significativi delle battaglie di quel movimento, lotte che hanno lasciato un’impronta indelebile nella nostra società e un’eredità ancor oggi palpabile.

Il lavoro di Gianpaolo Nardi è il frutto di una meticolosa ricerca, che ci restituisce una ricostruzione cronologica degli eventi, rendendone più comprensibile l’evoluzione, documentandone lo spirito duraturo.

Il ’68 fu un movimento che seppe aggregare spontaneamente masse di giovani di mezzo mondo, nella contestazione ai pregiudizi sociali e politici dell’epoca, dove la convivialità ha dato modo di creare una vita in comune semplificata e semplice, che ha avuto anche degli eccessi, indubbiamente, ma che ha costituito un importante passaggio evolutivo per la nostra società.

L’ultimo capitolo è, infatti, dedicato a tracciare l’eredità lasciata da quel periodo, il paesaggio riesumato da quella tempesta scatenata.

Il ’68 fu, più che una rivoluzione, un “cambiamento d’epoca”, come la definisce il sociologo Nanni Tosco nel libro, un moto ondoso e intenso che ha scaricato onde un po’ dappertutto.

Recentemente, i giovani precari, impiegati presso Amazon, hanno alzato la testa di fronte al grande colosso, scioperando per le inaccettabili condizioni di lavoro a cui erano sottoposti: sono fatti importanti, che fanno intuire come la ricerca della dignità della persona, che costituiva uno dei basilari comuni denominatori del movimento, non possa definirsi un percorso concluso, richiamandoci ancora oggi a un rinnovato gravoso impegno.

Loredana Pilati

loredanap@vicini.to.it

 

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