Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

La nuova povertà

Incontro in Cascina Roccafranca del Gruppo fra le Righe con Padre Antonio Menegon, dell’ Ordine dei Camilliani.

Chi sono i “nuovi poveri” di cui parliamo spesso, dal punto di vista di Padre Antonio?poverta

Siamo alla fine di una forma di civiltà: nel passato, una situazione che preludeva ad una guerra.

Oggi, la guerra è quella condotta dalla speculazione finanziaria. Meno cruenta ma non meno devastante. Un tempo la salvaguardia erano il lavoro, la terra che produceva almeno l’indispensabile, la produzione di beni. Quando anche questi deterrenti cesseranno del tutto, rimarrà solo la speculazione.

Ne è investito il capitale umano: disoccupazione, fallimenti. E separazioni: la mancanza di lavoro dovrebbe originare solidarietà, invece spesso chi perde il lavoro perde anche la famiglia. E a soccombere sono gli uomini: vali solo se produci, altrimenti sei nessuno.

E’ questa la sintesi di Don Antonio.

 Sono questi i nuovi poveri che si affacciano alla sua chiesa. A lui che fino a poco tempo fa aiutava qualcuno a trovare un lavoro, per lo più nell’edilizia, si rivolgono ora giovani laureati che chiedono non un posto da impiegato ma un lavoro qualunque. Imprenditori che lo pregano di mandarli magari in una missione all’estero, pur di non rimanere inattivi, tanto per non farsi scoppiare il cervello.

Persino sfamare la gente è diventato più difficile: un solo Carrefour fino a poco fa riusciva a riempirgli un Fiorino di alimentari in scadenza, mentre ora, sia per il timore dei direttori di cadere in qualche vendita fuori tempo massimo, sia perché la razionalizzazione degli acquisti permette loro di ridurre al minimo le rimanenze, i rifornimenti a costo 0 rimangono minimi.

Quale ricetta propone?

Intanto c’è il tema d’attualità che riguarda la trasparenza nella gestione degli ospedali da parte dell’Ordine dei Camilliani culminato con l’arresto del Padre Generale (si veda il corsivo sotto). La raccomandazione è quella che don Antonio ha già fatto spesso: la Chiesa non deve esercitare un ruolo sussidiario, sostituirsi allo Stato, ma offrire aiuto, supplire a quanto lo Stato non arriva a fare.

E’ fin troppo facile cadere in scorrettezze in situazioni che implicano l’uso di risorse (anche ad alta professionalità), infrastrutture, attrezzature, come è il caso appunto degli ospedali gestiti dai Camilliani (che sono poi aziende). Meno coinvolgimento, meno commistione di interessi.

 Ma il versante principale a cui fare riferimento rimane l’educazione dei giovani. Che escono di casa magari con dei valori, ma appena fuori si confrontano con il mondo costruito dalle TV commerciali che offrono un’immagine di valori non semplicemente differenti ma addirittura opposti.

E una riforma della Chiesa che parta dal basso.

gianpaolon@vicini.to.it

L’ordine antichissimo, fondato da San Camillo de Lellis alla fine del ’500 da oltre quattro secoli si dedica alla cura agli ammalati e gestisce case di riposo, accoglienza e ospedali. 

Proprio la gestione di uno di questi, l’ospedale Santa Maria della Pietà di Casoria, era nel mirino del Padre Generale don  Salvatore e dei suoi complici, in particolare di quello che la Guardia di Finanza ritiene il vero regista dell’operazione, il commercialista e faccendiere Paolo Oliverio, già noto alle cronache giudiziarie per la sua lunga lista di coinvolgimenti in altre inchieste. Secondo le indagini, Oliverio, d’accordo con don Salvatore, avrebbe messo in piedi un finto sequestro di due prelati poiché questi erano contrari a rinnovargli il mandato. Lo scopo probabile era nascondere operazioni illecite.

 Don Salvatore è definito un religioso «intraprendente» con una vasta rete di amicizie, anche in Vaticano.  Paolo Oliverio. è comparso in più inchieste legate a scandali finanziari anche se nei suoi confronti non si è mai proceduto penalmente.

Fonte “La Stampa”

gianpaolon@vicini.to.it