Per contribuire al dibattito aperto da Vicini.to, abbiamo incontrato Fabio Balocco.
Nato a Savona, vive tra Torino e la Val di Susa. Avvocato in quiescenza, la sua passione è, da sempre, la difesa dell’ambiente, ma anche le problematiche sociali legale all’emarginazione. Ha scritto “Torino. Oltre le apparenze”, “Verde clandestino”; “Poveri. Voci dell’indigenza. L’esempio di Torino”, “Loro e noi”, “Lontano da Farinetti. Storie di Langhe e dintorni”, “Il mare privato”. Collabora dal 2011 con “Il Fatto Quotidiano” in qualità di blogger.
1. Qual è la situazione dei movimenti ambientalisti a Torino e in Piemonte?
Ho militato a lungo nella più vecchia associazione ambientalista italiana, Pro natura, e ho visto dimezzarsi in trent’anni i suoi iscritti. Attualmente sono circa 800 e sono oramai quasi tutti anziani; ultimamente nessun giovane partecipava più né si iscriveva. Le associazioni ambientaliste hanno un difetto: nascono molti anni fa, Pro Natura addirittura nel 1948, e non si sono sapute adeguare ai tempi, ad esempio nell’utilizzo dei social network. Si salva Greenpeace, che compie azioni dimostrative mirate, investendo economicamente nella loro pubblicizzazione. Si salva Legambiente, che gode ancora di una rendita di posizione: era nata dall’ Arci, quindi legata al partito comunista. Essa continua a godere di un certo credito in quell’ambito politico, tanto che è l’unica associazione che viene interpellata sul Tg3 della Rai. Discorso a parte il Fai, che è l’associazione dei ricchi, più sensibile alla difesa del nostro patrimonio artistico (tutela di bei manieri, belle dimore, opere d’arte) che di quello ambientale. Di Pro Natura ho detto. Italia Nostra sono più pochi iscritti anziani. Il Wwf ha chiuso tutte le sedi in Italia, anche la sezione torinese che pure era molto attiva, ma si è trovata priva di fondi.
2. Perché secondo lei manca una rappresentanza politica per le istanze ambientaliste in Italia?
Un atteggiamento critico nei confronti delle grandi opere, Tav compresa, l’attenzione alla qualità dell’ambiente erano presenti nel programma dei “5 stelle” delle origini, anche in virtù della controinformazione che faceva allora su questi temi Beppe Grillo. La legge elettorale che costringe i partiti a delle alleanze per governare, ha fatto sì che il Movimento 5 stelle (ora nei fatti un partito politico) sia dovuto scendere a pesanti compromessi soprattutto in campo ambientale.
3. Condivido la sua riflessione secondo cui “la tutela dell’ambiente ha più a che fare con la saggezza e la lungimiranza piuttosto che con la schematizzazione sinistra/destra”. Tra l’altro, tradizionalmente, sono stati più a vicini ai movimenti ambientalisti i partiti di destra o di sinistra? Per quali ragioni?
La “sinistra”, secondo me, non tutelerà mai l’ambiente, non è nel suo DNA. Se risaliamo addirittura a Marx, propugnare l’industrialismo significò recidere il nostro legame con la terra nonché privilegiare il lavoro sull’ambiente. Anche a scapito della vita dei lavoratori: ad esempio nel caso dell’Acna di Cengio, a muoversi a difesa della salute degli operai non furono i sindacati, ma un religioso, il prete-operaio Don Billia. La conservazione dell’ambiente fa più parte della matrice di destra che non della sinistra, persino dal punto di vista filosofico. Anche negli Stati Uniti gli ecologisti si ispirano a pensatori come Muir, Thoreau e Emerson, che erano borghesi benestanti cultori del bello.
4. Lei ha scritto recentemente su “Il Fatto Quotidiano”: “organi che oramai io definisco di “disinformazione” forniscono tutti una versione partigiana del problema dell’alta velocità Torino-Lione. Meglio, non forniscono neppure notizie: fanno il tifo.” Non pensa che entrambe le posizioni siano occupate da “tifosi” e sia quindi difficile per il cittadino farsi in merito un giudizio obiettivo?
Nel caso della Tav, io ritengo, non si tratta di essere tifosi: ho fatto parte del pool degli avvocati No Tav e c’erano dati chiari sul fatto che si stesse barando, ossia si stava propugnando un’opera basandosi su delle prospettive di passaggi su questa “linea veloce” che erano impensabili, come il fatto che la linea attuale non fosse potenziabile. Lo stesso Osservatorio ha ammesso che i dati fossero sbagliati, perché premeva far partire l’opera, e le imprese che avrebbero lavorato: il lavoro innanzitutto. A parer mio le grandi opere fanno parte del capitalismo che sta morendo e per autosostenersi e dare lavoro promuove realizzazioni prive di sostanziale utilità.
5. Per poter agire, occorre avere un’influenza a livello politico. Quale spazio politico potrebbe occupare un movimento ambientalista nel nostro Paese?
Il movimento ambientalista, come ho detto, secondo me, nel nostro Paese (e non solo qui) sta morendo e quindi non è pensabile che possa avere dei propri rappresentanti. Quando esistevano le formazioni dei Verdi-Verdi Arcobaleno c’era un legame con la società, in quanto molti esponenti politici provenivano dalla militanza nelle associazioni. Qualora un partito dei Verdi si costituisse oggi e arrivasse anche ad un 5-6% di preferenze, giunto al governo verrebbe ad allearsi con formazioni politiche indifferenti alle questioni ambientali e si rivelerebbe insignificante. Estremizzando, si potrebbe dire che per potere agire effettivamente sull’ambiente occorrerebbe una “dittatura verde”, in quanto si dovrebbero prendere provvedimenti che sono contrari all’interesse materiale della gente, tutti i giorni, andando nel senso della decrescita, della correzione dell’impronta ecologica, ossia del “consumo umano di risorse naturali rispetto alla capacità della Terra di rigenerarle”.
6. Quindi lei è pessimista sul futuro? Non si direbbe a seguire il suo blog, che non rivela un atteggiamento rinunciatario rispetto alle questioni ambientali.
In realtà sono realista, ma continuo a leggere per approfondire personalmente questi temi e non rinuncio al dovere di informare.
Anna Scotton
annas@vicini.to.it
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