Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Elisabeth Strout dialoga con Annalena Benini

By Larry D. Moore, CC BY 4.0,

Nello spazio Fahreneith di Rai 3 Elisabeth Strout, scrittrice straordinaria, racconta se stessa ed il suo ultimo libro Lucy davanti al mare, scritto nel periodo della pandemia. Dialogano con lei Loredana Lipperini ed Annalena Benini.

Elisabeth Strout, diventata scrittrice molto tardi, racconta come la sua vita precedente , in cui ha svolto diversi mestieri , tra cui fare la commessa e  aver lavorato in una casa di riposo , sia stata fonte di ispirazione per i suoi romanzi , che hanno la peculiarità di scavare a fondo nell’anima  dei personaggi a cui da vita: a muovere l’autrice è la costante curiosità per il prossimo e per l’imperscrutabille che è in ciascuno di noi, che già l’accompagnava nella sua vita precedente.

Quello della pandemia è stato un periodo per certi versi assurdo. All’improvviso, ci siamo ritrovati a vivere  con un nemico invisibile da cui proteggerci e la paura di venirne contagiati.

Ci siamo rinchiusi in casa, abbiamo lasciato le grandi città, abbiamo cominciato a lavorare da remoto. Abbiamo ridotto la socialità al minimo. Ci sono stati giorni interminabili e tutti uguali, in una serie infinita di ripetizioni che hanno avuto il sapore di un’agonia.

Il lockdown ci ha tolto tanto: la libertà, il contatto fisico, la socialità, la possibilità di uscire. Ma ci ha anche insegnato tanto: abbiamo imparato a stare dentro la nostra pelle, che spesso risulta scomoda, terrificante per certi versi. Abbiamo imparato ad apprezzare il valore del tempo, della famiglia, dell’amicizia vera che sa resistere alla distanza. Abbiamo, forse, recuperato un po’ di quel senso di umanità che avevamo perso. Dalla prigione alla salvezza.

Di questo e di tanto altro racconta “Lucy davanti al mare”, facendoci riflettere su un tempo che  è ancora difficile da metabolizzare.

Elisabeth Strout racconta di non ricordare il gesto di scrivere in quel periodo , tanto e tale era lo stato di shock. Anche in questo caso , come negli altri suoi romanzi , l’autrice e la protagonista si sovrappongono , ed a turno entrano ed escono dal romanzo.

Annalena Benini sottolinea come anche in questo romanzo  si dimostri che la vita immaginaria , titolo ispiratore del Salone, sia salvifica , come si comprende dalle parole di Natalia Ginzburg , a cui questa edizione del Salone è dedicata.

E tuttavia in qualche momento abbiamo pensato che, se non avessimo avuto una vita immaginaria, non avremmo forse trovato le strade della vita creativa, o non ci sarebbe venuto in testa di cercarle. Nella vita immaginaria, non abbiamo imparato per nulla giusti modi di condurci nella vita reale, ma vi abbiamo trovato sparsi alcuni strumenti utili alla vita creativa, una attenzione di una qualità speciale, una maniera insieme imperiosa e devota di muovere dentro di noi i fatti reali.
[Natalia Ginzburg, Vita immaginaria]

Partendo da questo spunto La Direttrice del Salone ha  voluto fortemente tessere una “ narrazione “ al femminile di questo Salone , dedicando ampio spazio alle scrittrici  della narrativa contemporanea.

 

Maria Cristina Bozzo

cristinab@vicini.to.it

 

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


*