Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Scemi di guerra di Marco Travaglio

Vicini al Salone del Libro 2023

Marco Travaglio ha presentato a SalTo23 il suo ultimo lavoro dal  titolo irriverente (Ed. Paper Forst, 2023), che illustra il primo anno del conflitto in Ucraina. In questi mesi il direttore de Il Fatto Quotidiano ha registrato un’informazione a senso unico, pilotata sia dal governo precedente  che dall’attuale, e servita dalla maggioranza dei media. Il “mastice” è l’euroatlantismo, lo slogan condiviso si può tradurre “è giusto andare in guerra, stiamo combattendo per noi”.

Secondo Travaglio sono doverose alcune puntualizzazioni, a partire dal bistrattato articolo 11 della Costituzione italiana che “sancisce l’impegno dell’Italia a ripudiare la guerra come strumento di offesa e a promuovere la pace nelle relazioni internazionali”. Nessuno nega che Putin sia un guerrafondaio, nostalgico dell’Urss, ma nei decenni precedenti i governi europei lo hanno rafforzato, incrementando la dipendenza dalle risorse energetiche russe e considerandolo un buon interlocutore (e noi in prima linea, per la strombazzata amicizia “speciale“ tra lui e Berlusconi). Peraltro sono state tradite le rassicurazioni sull’estensione della Nato ad Est: i membri entrati dal 1990 a oggi nell’Alleanza Atlantica  parte dell’ex Unione Sovietica sono passati da 16 a 31. Infine, secondo l’autore,  si tace sulla guerra civile scatenata nel 2014 dal governo di Kiev contro le popolazioni russofone del Paese, così come è impropria la definizione “guerra della democrazia ucraina contro il regime illiberale di Putin”: l’Ucraina non è una democrazia, i partiti di opposizione sono stati aboliti da Zelenskyj, come anche le televisioni libere.

Il relatore con  verve accattivante ricorda l’anacronismo dell’invio delle armi all’Ucraina per “favorire i negoziati di pace”, mentre l’ultimo G 7 ha bocciato l’iniziativa diplomatica di Cina e  Vaticano. Con lucido pragmatismo osserva che per noi europei sarebbe più conveniente un isolazionismo americano alla Trump piuttosto dell’interventismo del democratico Biden, mentre è innegabile che le sanzioni non facciano altro che rendere più popolare il sanzionato (dall’Italia mussoliniana fino a Cuba, Iran, ..). Su tutto questo l’informazione italiana tace, sebbene stia “perdendo punti il partito della guerra” nel nostro Paese (in effetti secondo un recente sondaggio il 52,2% degli intervistati non è d’accordo con il pieno appoggio all’Ucraina).

Tutto lascia pensare, ha concluso il relatore, che l’ostinazione bellicista di Kiev  non abbia possibilità di successo e si stia prolungando un’inutile carneficina, nel silenzio complice della maggioranza dei media di casa nostra. Fino a che i morti non ce li mettiamo noi.

Anna SCOTTON

Annas@vicini.to.it

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