Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Giancarlo Caselli- Giorni memorabili

Giorni che hanno cambiato l'Italia

In un angolo della sala c’è un uomo robusto che non stacca gli occhi dal tavolo dal quale sta parlando: Gian Carlo Caselli.

E’ un uomo della scorta, alla quale a fine dell’incontro andranno i ringraziamenti per la vicinanza durante tutta la sua vita da magistrato. Una presenza che definisce “di una cordialità spietata”. “Quasi un ossimoro”. La casa dove abita è circondata da blocchi di cemento messi lì (e se ne scusa con i condòmini) per prevenire il ripetersi dell’eccidio di cui fu vittima Borsellino. “Se ho portato a casa la pelle e sono riuscito ad arrivare a questa età lo devo a loro”.

Ed ecco la prima storia memorabile: è un progetto omicida ai suoi danni. Mentre si trovava a Palermo, in una zona piuttosto decentrata, una soffiata aveva indicato in Caselli l’obiettivo del mafioso Rosario Spatola: dal monte Pellegrino avrebbe dovuto sparare con un bazooka contro l’appartamento all’ ottavo piano di un edificio di fronte dove viveva il magistrato. Spazzolino e pigiama e via di corsa.

Nel libro che l’ex magistrato ha presentato il 20 marzo scorso presso la chiesa di Via Col di Lana 7, scritto col figlio Stefano, ci sono 10 storie che hanno segnato la sua vita ma anche una parte della storia recente dell’Italia. Gli snodi fondamentali di cinquant’anni di storia italiana intrecciati con la biografia di un giudice accusato di essere ‘toga rossa’ o ‘fascista’ a seconda delle stagioni e – soprattutto – degli interessi colpiti da indagini e processi.

Il processo Andreotti, il processo del secolo, come è stato poi definito nel frasario collettivo.

Dunque: Andreotti fu assolto in primo grado dal reato di partecipazione ad associazione mafiosa “semplice” perché “il fatto non sussiste”. Il dispositivo, sostiene Caselli, non dà però un giudizio complessivo in merito ai rapporti con mafiosi. E’ certo che i rapporti con i cugini Lima c’erano stati. E viene accertato che, nel dibattito, l’imputato aveva mentito per ben 10 volte. Il giudizio di 2° grado si conclude con una sentenza di 1500 pagine, ma il dispositivo è di 10 righe”…non doversi procedere” perché il reato era prescritto. E qui un colpo di genio di Giulia Bongiorno, (oggi Presidente della commissione Giustizia del Senato) che nel frattempo aveva assunto la difesa in prima persona: “Assolto! Assolto! Esclama al telefono” e in pochi minuti giornali, radio e TV fanno rimbalzare la notizia dell’assoluzione.

Ci furono allora due ricorsi in Cassazione, uno di questi della difesa: “Ma si è mai visto che uno che è stato assolto in secondo grado, ricorra in Cassazione?”. La Cassazione respinge il ricorso e condanna l’imputato alle spese processuali.

E’ qui che comincia il percorso di negazione dei rapporti Stato mafia.

L’inchiesta sulla tragedia del cinema Statuto ancora pesa sulla memoria di Caselli. Un cinema allora ricostruito di recente, con criteri allo stato dell’arte. Un allarme incendio, si leva un fumo nero e denso. Le uscite di sicurezza della platea lasciano defluire gli spettatori. Si tira un sospiro di sollievo. In galleria ristagna quel fumo, e quando i vigili del fuoco finalmente penetrano all’interno si trovano davanti la tragedia. 60 corpi, (Caselli esita a pronunciare la parola): biscottati. Così vennero definiti quei corpi. Indistinguibili.

Un fatto colposo ma una tragedia immensa. Una sproporzione tra la colpa e le dimensioni delle conseguenze. Eppure da quella tragedia cambiò la cultura stessa dei locali pubblici.

E ancora, il processo alle BR. Tutti volevano un processo “ma non si può processare la rivoluzione”. Furono processati i responsabili dei crimini, e l’immagine dei brigatisti nelle gabbie che interloquivano coi giudici è rimasto unico nella nostra storia. E poi, Il rapimento del giudice Sossi, e quello del dirigente Fiat Amerio. Il libro riserberà ancora molte sorprese.

Infine arriva la domanda: come se la passa la Magistratura? “Da Berlusconi in poi sono state solo bastonate”. C’è stanchezza nella categoria. Una frustrazione che porta ad una forma di interpretazione burocratica della Giustizia. Una inefficienza efficiente. Si sente arrivare l’onda della separazione delle carriere, che, secondo l’ex magistrato, porterebbe inevitabilmente ad un rafforzamento del Potere Esecutivo.

Gianpaolo Nardi

gianpaolon@vicini.to.it

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