E’ ufficiale, Torino è amatissima dai turisti. Una volta valutata grigia e anonima con una sinistra fama di scostante gentilezza, ora impazza nelle categorie delle città più gettonate dai viaggiatori e richiama torme di visitatori ben disposti verso le sue innumerevoli attrattive.
Ma c’è un però: le lunghe giornate del turista medio iniziano presto e finiscono tardi, monumenti da vedere, musei da visitare, lungofiume, collina da ammirare, mediamente il poveretto (e, diciamocelo per amor di verità, la poveretta soprattutto), accusa un bel po’ di volte durante la giornata, il bisogno naturale ed impellente di recarsi nel luogo preposto appunto al “bisogno”. Torino pullula di posti dove si beve lo spritz, si comprano custodie per i cellulari, si vendono dimenticabili calamite con la mole da appendere al frigo, tutto utilissimo, per carità, ma latita in maniera crudele nell’offrire all’individuo medio che non ha voglia ogni volta di recarsi in un bar a consumare, i benedetti gabinetti pubblici che tanto sarebbero graditi a cittadini e visitatori. Vedere code di individui saltellanti in attesa di trovare un luogo dove recarsi a “lavarsi le mani” non fa bene all’immagine di città turistica da record che si sbandiera sui giornali. La piacevolezza di un soggiorno dipende da tante cose, quindi, l’appello urgente ai capi di tutto l’ambaradan è offrire, oltre a cultura e gastronomia, dei servizi da paese civile.
Giulia Torri
giuliat@vicini.to.it
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