Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Il Treno della Memoria: educazione e consapevolezza

Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare.”

Liliana Segre

A distanza di 78 anni dalla fine della Seconda Guerra mondiale e dell’occupazione nazista in quasi tutta Europa, ci si può domandare perché sia ancora così importante tenere viva la memoria della Shoah e degli eccidi nei confronti di: oppositori politici, Rom, “asociali”, omosessuali, persone con disabilità. Oppure perché si debba ancora vistare i campi di sterminio.

La senatrice Liliana Segre risponde così, definendo la Memoria come un antidoto all’indifferenza, che come tale, ci permette di sviluppare degli anticorpi.

La stessa risposta se l’è data anche l’associazione Treno della Memoria, che quest’anno festeggia la 18° edizione del suo progetto. Le sue origini risalgono al 2005, quando un gruppo di ragazzi torinesi e pugliesi, dopo aver partecipato a un viaggio a Cracovia e ad Auschwitz, ha deciso di fondare questa associazione.

Treno della Memoria Puglia 2018 - TdF Mediterranea

Il Treno della Memoria ha l’obiettivo di portare i giovani di tutta Italia, 60.000 fino ad oggi, nei luoghi dell’occupazione tedesca, mantenendo viva la memoria collettiva nelle nuove generazioni, che tra pochi anni non potranno più avere un confronto con i testimoni diretti.

Obiettivo secondario, ma non per importanza, è quello educativo. Infatti l’esperienza è volta anche a uno sguardo sul presente, per creare una cittadinanza attiva in ogni giovane, prendendo consapevolezza  di ciò che è stato, di ciò che potrebbe essere in futuro e di ciò che sta succedendo ancora oggi.

Ogni gruppo di circa cinquanta partecipanti è affiancato da due educatori, che attraverso gli strumenti della peer education, tutoraggio fra pari, coordinano le visite e i momenti di riflessione insieme a delle guide.

Questo progetto è rivolto a un target prevalentemente molto giovane, ragazzi di 17-18 anni che partono con la scuola, ma anche universitari, lavoratori o chiunque sia interessato. Non bisogna però considerare questo viaggio come una gita. Questo ce lo dice l’associazione e anche Liliana Segre:

Non mandate i figli in gita ai campi di sterminio. Lì si va in pellegrinaggio. Sono posti da visitare con gli occhi bassi, meglio in inverno con vestiti leggeri, senza mangiare il giorno prima, avendo fame per qualche ora.

Io questo pellegrinaggio l’ho fatto, partendo in un freddo pomeriggio dell’11 febbraio, davanti alla scuola superiore Ettore Majorana in zona Mirafiori.

Ma questo sarà il racconto per un prossimo articolo.

Francesca Bruzzese

francescab@vicini.to.it

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