Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

“Io cerco l’uomo, in pieno giorno e con la luce accesa” – Torino Spiritualità 2014

“Che cosa cercate?”. Sono queste le prime parole di Gesù nel Vangelo di Giovanni e, con questa cruciale domanda, si è aperta la lezione tenuta da Enzo Bianchi ieri pomeriggio al Teatro Carignano nell’ambito di Torino Spiritualità 2014.

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Che cosa cerchiamo nella vita? Che cosa muove le nostre azioni, le nostre scelte, i nostri gesti? E verso dove conduce la nostra ricerca, a quale fine? Questi interrogativi, carichi di mistero e aspettativa, sono fondanti di ogni essere umano e, dalle risposte che ciascuno di noi dà, si misura il senso stesso del nostro passaggio su quest’ atomo opaco del male, come Giovanni Pascoli ha definito la Terra.

Proprio l’esistenza stessa del Male costituisce motivo di turbamento per l’animo umano. L’atrocità nelle decapitazioni di occidentali, a cui ormai gli jihadisti ci stanno abituando, fanno risuonare nella nostra testa la domanda: “Dov’è Dio? Quale divinità, sommamente buona, potrebbe permettere questa giornaliera carneficina?”

Invocare Dio come la panacea di tutti i mali, per Enzo Bianchi, equivale a lavarsi la coscienza dalle proprie responsabilità. Perché il Cristianesimo, come nessun’altra religione, con l’uomo ha instaurato un rapporto esclusivo. Il Creatore, nella Genesi, infatti dice: “E ora facciamo l’uomo”. Cioè Dio e l’uomo cooperano insieme per creare quest’ultimo. La sinergia tra l’uomo e il Divino, evidenziata dalla prima persona plurale, implica necessariamente che tutto ciò che avviene su questa Terra abbia una ricaduta su entrambi, e non solo sul Creatore in quanto onnipotente.

Proprio in virtù del bene sterminato che Dio nutre verso l’uomo, il primo ha fatto dono al secondo del libero arbitrio, cioè l’uomo può liberamente scegliere se comportarsi rettamente o meno. Ragion per cui se l’uomo decide di seguire il Male, porta intatta su di sé la responsabilità di tale condotta negativa. “Io sono un umanista, sono un fanatico dell’uomo!” così dice Satana, interpretato da Al Pacino, nel film “L’avvocato del diavolo”.

Infatti l’incedere a volte incerto dell’essere umano nel confine sottile tra Bene e Male, a cui lo stesso Dio ha voluto collocarlo (proprio perché scegliesse liberamente cosa fare della propria vita), lo rende facile preda delle lusinghe del demonio. D’altro canto, coloro che resistono pervicacemente alle moine del Male, saranno martiri, cioè “testimoni” secondo l’etimologia greca del termine, di una fede autentica e vera. Una fede corroborata da una continua resistenza alle tentazioni, quindi incrollabile e forte.

Emmanuel Levinas sosteneva che l’asimmetria del volto umano è, per chi lo osserva, una perenne domanda. Tutti noi siamo avviluppati da domande che altri esseri umani, magari inconsapevolmente, ci rivolgono semplicemente incrociando il nostro sguardo. Spesso, ahimè, a tali domande non possiamo, o peggio ancora per quieto vivere, non vogliamo dare una risposta.

Enzo Bianchi, in chiusura di lezione, ha invitato i presenti, una volta tornati nelle proprie case dai propri affetti o dalle proprie solitudini, a riflettere per un momento sulla condizione di uomini e donne che, nati in un altro angolo della Terra, fronteggiano un diverso destino. La Siria, l’Afghanistan, l’Iraq, il Libano, senza contare il bagno di sangue che da decenni lorda la Terra Santa, sono teatri di scontri fratricidi di uomini contro altri uomini, di guerre fra poveri. Però, in che cosa differisce un profugo curdo da un cittadino statunitense o canadese? Al di là delle differenti linguistiche e culturali, sono entrambi uomini con la stessa identica dignità. Eppure Dio o il Fato come vogliamo chiamarlo, nell’assegnare a essi le rispettive esistenze, sembra aver giocato uno scherzo di cattivo gusto.

Ecco allora che lentamente si delinea la prima, tra le tante risposte possibili, alla domanda “Che cosa cercate?”. L’uomo primariamente deve cercare l’uomo, cioè sé stesso e, parimenti, l’altro da sé. Una ricerca quotidiana e perenne come, per esempio, era solito effettuare il cinico Diogene di Sinope che, a chi stupito gli domandava che cosa ci facesse con una lanterna in pieno giorno in giro per il mercato, rispondeva: “Io cerco l’uomo!”.

Cercare l’uomo che, fatto ad immagine e somiglianza di Dio, implica un ricercare anche il Creatore. Dio e l’uomo, Creatore e creatura: una cosa sola, una ricerca unica, un traguardo comune.

Lorenzo Beatrice

lorenzob@vicini.to.it

 

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