Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Ex villaggio olimpico di Torino: da centro occupato a student e social housing

Sono passati più di quattro anni da quando è stato sgomberato il complesso nato per ospitare gli atleti dei giochi olimpici invernali – Torino 2006. Era la pagina nera del MOI dove si erano rifugiati, nel tempo, centinaia di disperati. Oltre 1000 profughi, sei anni di occupazione. Baracche e spazi divisi con assi di legno o anche semplici pannelli di cartone. Tende che occupavano buona parte del cortile tra le palazzine occupate. Persino le cantine. Laboratori improvvisati dove veniva smontato ogni tipo di elettrodomestico. Violenze, spaccio, intimidazioni fino all’omicidio per chi non voleva lasciare una stanza molto appetibile. Era l’emergenza che aveva dato origine al progetto che aveva coinvolto la Città, la Regione, la Diocesi di Torino, la Compagnia di San Paolo ed il Ministero dell’Interno dell’epoca. Ricordava, l’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia, la vicenda vissuta come una sfida ma anche un’opportunità che poteva costituire un modello per l’intero Paese. Non uno sgombero forzato, ma un progetto di accompagnamento delle persone “per dare dignità e speranza in un futuro migliore alle numerose persone coinvolte”.

Il recupero e la trasformazione sono state condotte da Cogefa, su progetto di InvestiRe Sgr. Le sette palazzine, infatti, sono state cedute al Fondo Abitare Sostenibile Piemonte (FASP), gestito proprio da InvestiRe Sgr e sostenuto Cdp Immobiliare Sgr, dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, dalla Fondazione Crt e da altre fondazioni di origine bancaria piemontesi.

In questi giorni lo studio PICCO Architetti ha completato il restauro, risanamento conservativo e recupero funzionale di 7 delle 39 palazzine dell’ex villaggio olimpico.

Pensato come un quartiere destinato a essere assorbito nel tessuto cittadino. La vita post-olimpica del villaggio ha testimoniato invece la complessità del “fare un nuovo pezzo di città”. Dopo l’evento olimpico, e le vicende legate alla massiccia occupazione, il nuovo complesso residenziale è stato una straordinaria opportunità di rigenerazione urbana, con una dotazione di circa 400 posti letto.

Il progetto di PICCO Architetti ha previsto la realizzazione di un nuovo modello residenziale. A partire dalle preesistenti arcate degli ex Mercati Generali, disegnate da Umberto Cuzzi nel 1932, i 39 edifici erano disposti secondo un impianto dal fronte parzialmente chiuso verso la città e aperto verso la collina. L’assetto genera quindi uno spazio aperto tra gli edifici, organizzato su direttrici pedonali longitudinali che alternano aree verdi a spazi e percorsi pedonali trasversali di collegamento tra le palazzine.

Le prime sei palazzine sono state organizzate con alloggi, da monolocali a 4 posti, a tutti i piani. La settima palazzina è organizzata in 27 monolocali e 14 bilocali.

In relazione con la tipologia della casa singola aperta, il progetto di PICCO Architetti favorisce l’integrazione del nuovo distretto nell’ambiente e offre una varietà di forme per lo sviluppo interno della comunicazione e dell’individualità.

L’esito è quello di un complesso confermato nell’identità formale e profondamente rinnovato nei contenuti: una residenza flessibile, organizzata in alloggi di diverse dimensioni, con punto di reception e controllo inserito al piano terra della palazzina su via Giordano Bruno. Qui sono stati localizzati gli uffici, la palestra, aree di soggiorno e un locale di somministrazione.

L’intervento ha previsto inoltre la sistemazione delle aree di pertinenza aperte delle palazzine ed il rifacimento dei percorsi comuni e delle parti a verde, con nuove piantumazioni arboree e arbustive.

PICCO architetti ha fortemente voluto riportare alla luce i colori originali del complesso ideati, nel progetto originale, dall’artista tedesco Erich Wiesner. Le palazzine erano infatti declinate in linguaggi diversi, secondo un piano dei colori che ha conferito al piccolo quartiere una forte identità visiva e contribuito al suo netto distacco nei confronti del tessuto urbano circostante.

La riqualificazione urbana e sociale delle palazzine dell’ex Villaggio MOI mette a disposizione dei futuri residenti un’offerta abitativa moderna ed accessibile, ricca di servizi alla persona, in una città universitaria come Torino che continua a vivere una fase di grande progettualità, grazie a diverse iniziative.

Il progetto è poi candidato a essere il volano della grande trasformazione di un’area urbana che dovrebbe vedere nei prossimi anni il sorgere del Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione e il ripristino delle arcate dell’ex mercato.

http://www.piccoarchitetti.it/projects/

L’operazione è stata promossa dal Fondo Abitare Sostenibile Piemonte gestito da Investire Sgr con la partecipazione del Fondo Investimenti per l’Abitare gestito da Cassa Depositi e Prestiti Real Asset Sgr, della Fondazione Compagnia di San Paolo, della Fondazione CRT Sviluppo e Crescita, del Fondo Social & Human Purpose, Comparto A, gestito da REAM Sgr – e delle maggiori fondazioni di origine bancaria piemontesi. Il campus è gestito dal provider italiano di co-living e di housing per studenti universitari, Camplus.

Gianpaolo Nardi

gianpaolon@vicini.to.it

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