Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

41 TFF: Post scriptum

Cosa rimarrà dell’ edizione 2023?

  • Dati delle presenze non del tutto confortanti: dai circa 50000 spettatori dell’edizione 2022, si è passati ai circa 44100 di quest’anno (ma con un giorno di programmazione in meno): ancora lontano  l’obiettivo degli oltre 60000  dei tempi pre-pandemici. Il TFF targato Giulio Base ce la farà a raggiungerlo?
  • Il trailer accattivante: da andare in sala  solo per quello. Animazione raffinata,   cowboy dalle voci calde e virili  a cavallo nelle piazze torinesi: un omaggio del direttore uscente Steve Della Casa a John Wayne e al western  che toccava  il cuore.
  • Lo ribadiamo: la tempra del seguace del Tff è unica. Son bravi tutti a mettersi in file chilometriche al Lido di Venezia, a Cannes o a Ischia, nel sole dell’estate mediterranea. Quando il gioco si fa duro, è lì che vedi il vero cinefilo, che affronta il rigore invernale e riempie spavaldamente le sale. Soprattutto la marea di giovani: che vorremmo capire dove si rintanano nel corso dell’anno visto che al cinema trovi di solito gli ultrasessantenni. Forza di richiamo dell’evento…
  • Il sistema di prenotazioni online: agile e niente affatto punitivo (si può fare anche dalle 9 del mattino, capito Barbera?). L’accaparramento dei film di nicchia è andato liscio come l’olio, opere autoriali subito sold out, ma qui, come ovunque.
  • Celebrità: ci sono senz’altro nei momenti di saluto istituzionale, premiazioni e masterclass, ma poi, in giro, manco a cercarle col lanternino. E nessuno se ne rammarica, viva l’understatement sabaudo.
  • Chiuso il 2, in realtà il Festival ha salutato il suo pubblico venerdì 1 dicembre. Lo ha fatto idealmente con il film The Holdovers di Alexander Payne, un’iniezione di speranza  calata nell’ atmosfera  anni’70, quelli dei college americani d’antan e dei valori perduti (decoro, rispetto delle regole, importanza dello studio). Il rigido professor Hunham (l’attore Paul Giamatti), si trattiene durante le vacanze natalizie al campus per occuparsi del rampollo di una buona famiglia, tanto  indisciplinato quanto infelice. Incontro di solitudini, nascita di un’amicizia, racconto di formazione. A metà strada tra il professor John Keating de L’attimo fuggente e il coach sportivo e dell’anima Ted Lasso, Hunham incarna perfettamente l’operazione nostalgia: impensabile, infatti, ambientare una storia  così in questi nostri tempi “cinici e bari”.
  • The end

Anna SCOTTON

annas@vicini.to.it

 

 

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