Pubblichiamo due news a cura del nostro nuovo collaboratore: Giorgio Ferraris
Un Paese che cambia
‘Noi Italia’ è una pubblicazione periodica in rete, curata dall’Istat, dove periodicamente sono forniti vari dati sulla situazione economica, sulla condizione anagrafica e sociale del nostro paese.
In base ai dati elaborati, che risalgono a un anno fa circa, ad inizio 2015, vi erano 157,7 anziani ogni 100 giovani e 55,1 persone in età non lavorativa ogni 100 in età lavorativa. E’ un quadro di un paese che, necessariamente, cambia in relazione ai suoi abitanti, ai loro usi e alle loro condizioni oggettive. Da questi numeri derivano poi, in termini economici, varie conseguenze che impattano sul mondo del lavoro e sui costi della spesa pensionistica.
La speranza di vita alla nascita diminuisce, con un decremento di 0,2 punti per gli uomini (80,1 anni) e 0,3 per le donne (84,7 anni).
Il quadro complessivo fornito ci svela anche che, con 3,2 matrimoni ogni mille abitanti, l’Italia rimane uno dei paesi dell’Ue 28 in cui ci si sposa di meno. In particolare si è registrato uno stop o un calo di matrimoni, tranne che in Trentino-Alto Adige. Al minor numero di matrimoni, fa da contraltare un non elevato quantitativo di divorzi: 8,6 ogni 10 mila abitanti nel 2014; a livello europeo solo Irlanda e Malta registrano valori inferiori (anno 2013).
Altro dato significativo è quello della natalità: il numero medio di figli per donna nel 2014 è pari a 1,37 mentre occorrerebbero circa 2,1 figli per garantire nel nostro paese il ricambio generazionale. Se si considera l’età della madre, le regioni del Mezzogiorno si confermano, mediamente, quelle con le mamme più giovani.
Il Prodotto interno lordo pro capite nel Mezzogiorno (16.761 euro) è quasi la metà di quello del Nord Ovest (30.821) e del Nord Est (29.734 euro). In particolare, per il 2014, la media nazionale era 25.256 euro, la più bassa, stando alle serie riportate, almeno da 10 anni, ovvero dal 2004.
Una facilitazione nella Legge di stabilità per i lavoratori prossimi al pensionamento.
Nel quadro delle disposizioni contenute nella Legge 28 dicembre 2015, n. 208 ovvero la legge di stabilita’ 2016, era prevista la facoltà per i lavoratori prossimi all’uscita per pensionamento la possibilità di utilizzare il lavoro part-time agevolato. E’ stato emesso di recente il decreto, firmato dal ministro Poletti, che ne disciplina le modalità.
Vediamone i dettagli:
gli interessati sono quei lavoratori del settore privato, con contratto a tempo indeterminato, che hanno il requisito minimo per la pensione di vecchiaia (20 anni di contributi) e che maturano il requisito anagrafico entro il 31 dicembre 2018 (66 anni e 7 mesi per gli uomini, per le donne 65 anni e 7 mesi per il biennio 2016-2017). Questi dipendenti, d’intesa con il datore di lavoro potranno concordare una riduzione del loro orario di lavoro tra il 40% e il 60%; la vera novità è che oltre alla retribuzione ridotta, riceveranno in busta paga una somma esentasse corrispondente ai contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per l’orario non lavorato. Quindi lo Stato, per il periodo in cui vi è questa prevista riduzione di orario, si farà carico della contribuzione figurativa corrispondente alla prestazione effettuata, in modo da garantire che alla maturazione dell’età pensionabile il lavoratore percepisca un importo intero dell’assegno, senza penalizzazioni di sorta.
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