Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

L’Università incontra la 2: conferenza a cura del Dipartimento di Fisica

ProtoneRelatori Prof. Roberto Cirio e Prof. Piero Galeotti 

Ad ascoltare la conferenza del professor Piero Galeotti vengono i brividi: nel descrivere le applicazioni della fisica nella vita di tutti i giorni, ci apre uno scenario di catastrofi imminenti o annunciate, pronte per aggredirci. Ma è un modo per descrivere come la ricerca scientifica continui a mettere a punto strumenti e tecniche volte a proteggerci.

La stazione spaziale internazionale (ISS) sorveglia ed utilizza i fenomeni elettromagnetici: sia quelli visibili, le onde luminose, sia quelle invisibili, per tenere sotto controllo eventi che costituiscono una minaccia per noi.

Utilizzando l’eco di segnali inviati dalla strumentazione di bordo siamo in grado di analizzare i movimenti delle faglie geologiche, fenomeni come i fulmini che si scatenano verso l’alto minacciando gli aerei in volo (non lo dite a vostra moglie mentre viaggiate), zone inquinate –fuoruscita di idrocarburi in mare, discariche abusive- non visibili da quote più basse. Prevedere l’arrivo di asteroidi. Ce ne sono milioni tra Marte e Giove ed ogni tanto qualcuno rischia di cadere sulla terra. Fantascienza? No, è accaduto nel 1908 e ce ne sono tracce: l’impatto ha interessato un’area di 2000 km quadrati. Ora gli scienziati stanno sviluppando tecniche per deviara la traiettoria di quelli più minacciosi verso lidi più sicuri.

Che fine fanno tutti questi satelliti a fine vita? chiede il pubblico. Man mano che perdono la spinta rallentano la loro velocità, scendendo su orbite più vicine alla Terra ed infine disintegrandosi in particelle minute nell’atmosfera.

Non meno inquietante, ma ancora più vicina a noi, la ricerca illustrata dal prof. Roberto Cirio, (che opera nell’ Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e nel Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica), finalizzata alle tecnologie ed alle tecniche per la diagnostica.

Attenzione: se dite al fisico che la sua ricerca è finalizzata a qualcosa, vi bacchetterà: secondo la sua logica (e la sua passione) la ricerca non ha obiettivi diretti. Tuttavia le scoperte vengono utilizzate per scopi tangibili, e sempre più da team composti ormai da studiosi di varie discipline, fisici, chimici, e medici, allo scopo di consentire diagnostiche più accurate e mirate e meno invasive; e cure più efficaci e con meno effetti collaterali, come è il caso di quelle sul cancro.

Ad esempio la PET, (tomografia a emissione di positroni), a differenza di TAC e Risonanza magnetica, fornisce informazioni di tipo fisiologico, cioè immagini in movimento. Si possono disegnare i nostri organi nel loro comportamento, come in una raffigurazione virtuale (si parla di rappresentazione in 4D) cioè in funzione del tempo. Un cuore che pulsa, un organo deformato a causa della presenza di cellule anomale.

Utilizzando questa tecnica, si prospettano trattamenti prima impensabili. La terapia adronica funziona bersagliando il tumore con particelle che danneggiano il DNA delle cellule dei tessuti, provocando la loro morte. A causa della loro ridotta capacità di riparare il DNA danneggiato, le cellule cancerose sono particolarmente vulnerabili a questi attacchi. Il vantaggio di questa metodica è che si deposita meno energia nel tessuto sano circostante al tessuto bersaglio, risparmiandolo da danni inutili.

L’approccio dei due conferenzieri è particolamente accattivante: per noi, che ci accorgiamo della fisica nucleare solo in occasioni come la scoperta della “particella di Dio” o della gaffe della Gelmini (ricordate il “tunnel”?), tra le molteplici applicazioni sono state scelte quelle legate al nostro corpo o agli impieghi tangibili del quotidiano.

Un grazie ai professori per il loro contributo, soprattutto quello del loro lavoro abituale, ed alla Circoscrizione 2 per l’iniziativa.

Gianpaolo Nardi

gianpaolon@vicini.to.it