Di mascherine si è parlato fino alla nausea, all’inizio introvabili e vendute, laddove c’erano, al prezzo dell’oro, ora diffusissime: leggere, pesanti, che proteggono ma impestano il prossimo, non proteggono e non impestano, impestano e non proteggono e compagnia cantando. Lavabili, firmate, personalizzate, da braccio, da polso e, viste, giuro, appese a mò di ciondolo alla collana. Fin qui non ci preoccupiamo, siamo creativi anche nella pandemica congiuntura. Preoccupante dovremmo trovare il loro insensato abbandono praticamente ovunque. Sarà che ho la sindrome da abbandono, che già mi preoccupavo per le bici dimenticate qua e là, non parliamo dei cani sull’autostrada, ma le mascherine, poveracce, dopo averci dignitosamente serviti per qualche ora, catturando al posto dei nostri polmoni, i perniciosi sputazzi, non meriterebbero di essere archiviate magari insieme alle loro simili in appositi contenitori?
Giulia Torri
giuliat@vicini.to.it
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