Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Il Fondo sanitario più basso dell’OCSE

Dall’Osservatorio di Motore Sanità le proposte per sostenere il SSN

Il Fondo sanitario nazionale nel 2024 salirà a quota 134,1 mld segnando una crescita di 10 miliardi di euro in 10 anni, ciò anche grazie agli incrementi programmati per l’emergenza Covid, ma il finanziamento resta il più basso tra i paesi Ocse i cui dati ci dicono anche che il 25 per cento della spesa complessiva (circa 180 miliardi), per circa 40 miliardi, scorre fuori dall’alveo della Sanità pubblica ed è comprata dai cittadini nel privato per evitare lungaggini e liste di attesa e ottenere cure migliori in tempi brevi.

Il fondo sanitario italiano cresce, dunque, ma un cittadino su quattro non ha accesso alle cure pubbliche e, se può, mette mano al portafoglio.

È quanto emerge dal confronto in webinar a più voci del 19 scorso promosso da Motore Sanità tra clinici, politici, amministratori di Sanità pubblica, dirigenti sindacali, docenti e studiosi di politica ed economia sanitaria provenienti da tutte le regioni.

È il modello di sanità che non regge più, ancorato a quando i pazienti erano giovani e acuti da curare in ospedale mentre oggi sono soprattutto cronici.

Che fare dunque?

Non mancano le proposte da cui partire per una riforma: smettere di pensare alla sanità solo come costo ma guardarla come investimento anche per il Pil del paese; basta pensare alla Silver economy), facendo rientrare nel Ssn pubblico almeno una parte dell’out of pocket intermediato. Pensare poi anche ai costi indiretti che gravano sullo Stato e sul sistema produttivo (pensioni, invalidità, astensione dal lavoro, care giver, ecc.). Guardare senza pregiudizi alla possibilità di una tassa di scopo per esigenze specifiche come il fondo per la non autosufficienza, così finanziato in Germania.

E infine: pensare a una spending review non imperniata sui tagli dei piani di rientro, ma che incida sugli enti inutili (senza toccare welfare, stipendi pubblici e pensioni), per poi attuare una riforma dell’assetto generale del sistema di erogazione dei servizi orientata soprattutto sulla presa in carico, da applicare a cronici e fragili e per accompagnare la spesa appropriata e sostenibile.  “Più che ragionare in termini di percentuale di spesa rispetto al Pil che fornisce un valore fuorviante – ha spiegato Claudio Zanon, direttore scientifico di Motore Sanità – per la sostenibilità del sistema sanitario pubblico dovremmo occuparci di riportare una fetta di quei 40 miliardi pagati dai cittadini di tasca propria nel solco della spesa sanitaria pubblica”.

Tutti sono d’accordo nel sostenere che la sanità italiana sia sottofinanziata – ha aggiunto Zanon “ma l’elemento centrale nel raffronto tra le regioni come anche tra i paesi europei, è la spesa pro capite che l’Ocse riferisce a quella che i cittadini fruiscono come servizio pubblico e quella che comprano nel privato, intermediata o meno, che percentualmente risulta la più alta d’Europa”.

Gianpaolo Nardi

gianpalon@vicini.to.it

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


*