Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Verso Fase 3

Questa Fase 1 tragica e arruffata sembra in procinto di esaurirsi, anche se qui a Torino si sentono ancora le ambulanze correre a sirene spiegate a ogni ora.

A guardarci indietro, viene in mente persino qualche momento da farsa. Il Governatore della Lombardia che si inceppa nel mettere la mascherina, quello del Veneto che proclama di voler sottoporre a tampone tutti a cominciare dai clienti dei supermercati in coda, le passerelle dei virologi di riferimento nei talk show. Ma quante volte è stato inaugurato l’ospedale Covid di Milano Fiere? Un giorno presentazione alla stampa con visita guidata, poi inaugurazione ufficiale con le autorità, il terzo giorno intervista agli alpini che hanno portato a termine il lavoro, riuniti a mensa con sana soddisfazione. Speriamo che non serva proprio più.

Slogan, stereotipi e altro

Cos’altro possiamo lasciarci alle spalle? “Una banale influenza”. Non esiste una banale influenza: esiste un banale raffreddore (cito la virologa Ilaria Capua), ma ci sono influenze che si sono portate via milioni di persone. E’ emerso che anche l’inquinamento atmosferico può essere veicolo di contagio (ancora Ilaria Capua). Potrebbe essere una ulteriore spiegazione per il fatto che Torino sia così colpita? E Il tampone di massa? “Oggi il tampone di massa non ha alcun senso, se non per circoscrivere piccoli focolai…” (Raniero Guerra, vice direttore OMS, L’Espresso). Anche il mito del tampone si stempera. E così quello de “Le mascherine servono per proteggere gli altri”. Non solo.

Tre documenti del Politecnico di Torino.Ognuno protegge tutti”.

Ognuno protegge tutti è lo slogan di un progetto del Politecnico di Torino che si propone di offrire “un quadro di riferimento procedurale, organizzativo e tecnologico volto a minimizzare le probabilità di trasmissione del contagio” nei vari luoghi di aggregazione.

Il Poli ha riunito un gruppo di esperti di varie discipline con il compito di formulare, in vista della riapertura di Fase 2, una serie di misure e comportamenti semplici ed efficaci per poter convivere con il virus in un periodo indeterminato ma non infinito. Un gruppo di valutatori, costituito via via dalle varie categorie economiche e sociali, ha il compito di validare le misure.

A metà aprile è stato pubblicato il primo rapporto, “Imprese aperte” volto a individuare nuove strategie di prevenzione nei luoghi di lavoro. Molte aziende lo stanno applicando già dal momento del primo DPCM che “apriva” ad una prima tranche di attività economiche. (http://www.impreseaperte.polito.it//blog/pubblicata_la_prima_versione_del_rapporto_scuole_aperte_societa_protetta).

Il secondo documento “Lo sport riparte in sicurezza” si rivolge al mondo sportivo in generale; atleti, dirigenti, lavoratori del settore. Il metodo è lo stesso: layout e percorsi, norme igieniche, aerazione dei locali, utilizzo dei dispositivi, misure organizzative.

Il testo è corredato da oltre 300 pagine di tabelle a matrice pluridimensionale che individuano, per ciascuna disciplina, i livelli di rischio e le misure da attuare.

Di interesse per i cittadini in genere, si segnala una informativa sul distanziamento durante l’attività fisica: una simulazione fluidodinamica dell’Università di Eindhoven riferisce la distanza prudenziale di circa 2 metri tra soggetti in attività leggera, mentre per una camminata alla velocità di 4 km/ora è richiesto un distanziamento in scia di 5 metri: in corsa veloce, a 14,4 Km/ ora la distanza di sicurezza diventa 10 metri.

Scuole aperte

Il terzo rapporto “Scuole aperte, Società protetta” è stato pubblicato il 2 maggio e ci avvia alla Fase 3 che dovrà durare ben più che qualche mese.

Il metodo è ancora lo stesso utilizzato per i due precedenti. Partendo dall’analisi del contesto (lavoratori della scuola, studenti, ambiente scolastico), si persegue il criterio ognuno protegge tutti adottando comportamenti responsabili, rafforzati e declinati nelle specificità della scuola.

Si tratta di proposte e provvedimentii che non hanno nulla di macchinoso: ingressi e uscite scaglionati a intervalli regolari di tempo per evitare gli assembramenti, attività all’aperto e teledidattica, dimezzamento del numero di alunni per classi con turnazioni.

Vediamo in dettaglio i presupposti:

  • una ridefinizione degli spazi e del numero di persone che li frequentano
  • barriere fisiche “antirespiro”,
  • segnaletica per il distanziamento,
  • uso degli spazi più ampi come le palestre e quelli all’esterno,
  • utilizzo di percorsi selettivi,
  • gestione dei sistemi di ricambio dell’aria (per i quali, tra altro, viene suggerito l’uso di ventilatori di aspirazione);
  • le pratiche igieniche;
  • l’uso selettivo dei dispositivi individuali: per gli insegnanti, mascherine, salvo quelli per coloro che interagiscono coi bimbi piccoli che hanno necessità di vedere il viso del loro educatore per una migliore comunicazione non verbale; per i bambini più grandi. mascherine, per i piccoli un più frequente richiamo all’uso di pratiche igieniche, incluso il lavarsi il viso.

Fino alla pulizia e sanificazione, alla formazione sia del personale e degli studenti che delle famiglie, al supporto psicologico. Senza dimenticare i costi, che, non ci si nasconde, ci saranno.

Un documento di 55 pagine dense ma leggibili.

La parte più emergente è quella che si riferisce alla segmentazione della frequanza scolastica.

Si punta, in questo caso, a implementare un’alternanza di didattica a distanza e in presenza:

  • rispetto alla tempistica: alternanza di settimane in presenza, di giornate settimanali (es. 3 giornate in presenza e 3 in remoto su 6 settimanali, considerando il sabato incluso), turni mattina/pomeriggio, ecc.

  • rispetto all’organizzazione: metà gruppo in classe metà a casa con turnazioni periodiche; alternanza di classi intere (es. lunedì contemporaneamente presenti gli alunni di tutte le classi).

Ecco la tabella esemplificativa:

Per valutare la fattibilità e l’efficacia delle proposte, è programmata a Torino un’esperienza pilota, a cui parteciperanno alcuni istituti scolastici, scuole dell’infanzia e asili nido. La verifica si incentrerà su:

  • Turni
  • Uso degli spazi
  • Flussi in entrata
  • Flussi in uscita

Dopo i primi annunci della Ministra Azzolina metà degli studenti per metà settimana andrebbe a scuola, mentre l’altra metà resterebbe a casa seguendo le lezioni a distanza”, i sindacati della scuola sono già sul piede di guerra: molti studenti sono privi di connessione internet o computer, ad oggi le lezioni online non sono state regolamentate lasciando l’iniziativa a ogni singola scuola, carico di lavoro aggiuntivo per i genitori. Ancora, problemi legati alla logistica, ai trasporti, agli insegnanti e al personale ATA. Queste le obiezioni.

Difficoltà ce ne sono tante, ma non si può seriamente pensare di raddoppiare le aule e gli insegnanti in tre mesi. E non bisogna dimenticare che i titolari del diritto allo studio sono gli studenti.

Il ritorno a scuola sarà probabilmente un anticipo di una Fase 3, in cui dovremo convivere col virus e ci aspettano quindi severi cambiamenti nella nostra società.

Molto di più tuttavia dobbiamo ancora da capire e affrontare.

Il fallimento del sistema Sanità, con le falle della regionalizzazione e il crollo della sanità territoriale. Come risolvere il problema dei trasporti pubblici, perché non è pensabile che il dimezzamento dei posti a bordo possa reggere a lungo in termini di costi. Di conseguenza, come dovrà cambiare la città per adattarsi a questo cambiamento. Come sarà affrontato il tema dei locali, bar, ristoranti, di cinema e teatri, in modo da assicurarne la possibilità di utilizzo non solo in sicurezza ma anche senza eccessivo aggravio dei costi e della fruibilità. Ne parleremo.

Sorge anche una riflessione: mentre molti italiani rischiano la pelle in corsia, altri si misurano con l’apprensione del fine mese, alcuni sono convinti che tutto potrà continuare come prima, orari e abitudini, vita sociale, o addirittura cercano di lucrare: quelli che nascondono le mascherine per non non venderle a prezzo calmierato, quelli che gonfiano il prezzo della verdura. Mentre i negozianti pagano l’affitto e ricevono bollette e bollettini delle utenze anche se il negozio è chiuso. Di esempi ce ne sarebbero tanti.

Gianpaolo Nardi

gianpaolon@vicini.to.it

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