Introdotta da spezzoni del documentario “Cinefiat presenta”, realizzato da Elena Testa (responsabile Archivio del cinema industriale di Ivrea) e Alessandro Castelletto (regista), a Villa Amoretti il 9 marzo scorso ha ripreso vita la storia avventurosa del cinema d’impresa a Torino.
Cinefiat era la casa di produzione della fabbrica automobilistica torinese, nata nel 1952 allo scopo di far conoscere e valorizzare l’operato aziendale su iniziativa di Maria Rubiolo, la “signorina Fiat” prima segretaria e poi capo ufficio stampa, definita la “vestale” di tutti i grandi eventi promozionali. Fu lei a organizzare il lancio in grande stile della Seicento e della Cinquecento, e a voler dare visibilità alle creazioni “terra mare cielo”, che andavano dalle automobili agli aerei, a macchine movimento terra, autocarri, motori navali, come ha raccontato il direttore di Cinefiat di allora, Giorgio Fossati.
Il cinema contribuì alla promozione dell’orgoglio e dell’industria nazionale: Fossati ricorda che per il lancio degli stabilimenti di Togliattigrad, si girò per 40 giorni in 15 officine meccaniche, per illustrare ai russi come veniva ottenuto il prodotto auto italiano e siglare l’accordo con l’Unione Sovietica. Anche per le collaborazioni con i grandi saloni dell’automobile (Parigi, Ginevra…) le imprese investivano nel reparto cinema, che allestiva scenografie esaltate dalla luce dei direttori della fotografia.
Osvaldo Marini, montatore in Cinefiat dal ‘67 al ‘77, ha ricordato gli anni indimenticabili in cui ha affiancato operatori, proiezionisti, fonici di ottimo livello e versatili: spesso si era alle dipendenze di grandi figure che lavoravano per la casa di produzione (dai registi Alessandro Blasetti, Valentino Orsini, Nikita Michalkov fino a Ennio Moricone, tra gli altri).
“Cinefiat presenta“, il filmato di Alessandro Castelletto, prende le mosse dal patrimonio di materiale esistente che non raccontava solo il prodotto auto, ma la fabbrica e le persone che vi lavoravano. Gran parte delle testimonianze dei protagonisti e le immagini dei film realizzati ripercorrono la storia dell’Italia dal boom economico fino agli anni ’80-’90 e sono oggi conservati all’Archivio Nazionale Cinema d’Impresa, sede staccata dalla cineteca nazionale. La responsabile Elena Testa precisa che il fondo Fiat è sterminato, è il più vasto e composto da 23.000 pellicole positive e negative in 35mm e 16mm, raccolte tra il 1911 e il 1992, insieme a colonne sonore, girati, tagli, copie multiple e un centinaio di pellicole internazionali. Molti dei documenti visivi, i quali sono fruibili sul canale Youtube , costituiscono una fonte primaria per la ricostruzione in controcampo della storia del Novecento (le fabbriche, i modi e le condizioni di lavoro, le colonie estive…) e più complessivamente della memoria del nostro tempo.
Fossati nel 2000 assume la direzione della Film Commission Piemonte: la conoscenza di organismi analoghi francesi, unita all’esperienza personale maturata nella realizzazione di eventi e convention, lo aveva portato ad attuare una serie di iniziative volte a favorire le troupe per i sopralluoghi, offrendo ospitalità e accordi contrattuali convenienti alle imprese di produzione audiovisiva. Queste azioni, unite alle caratteristiche del territorio piemontese, che può vantare un patrimonio naturale di monti, laghi, oltre a regge fantastiche, superate le difficoltà burocratiche iniziali, hanno portato all’affermazione dell’ente che – guidato da Fossati per 8 anni – si potè avvalere di un nucleo di professionalità di valore e diede vita a varie fiction di successo (una di queste è stata senz’altro Elisa di Rivombrosa).
Per attirare le produzioni italiane ed estere occorreva pubblicizzare il nostro territorio anche presso i maggiori festival cinematografici, come Venezia, Cannes, Berlino: quale strategia migliore – ha concluso in tono scherzoso Fossati – che far degustare bottiglie dei nostri vini, forniti dalla Regione, usando Barolo e Nebiolo come ambasciatori del Piemonte nel mondo?
Anna SCOTTON
annas@vicini.to.it
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