“La gente è affamata d’amore perché siamo troppo indaffarati, aprite i vostri cuori oggi, nel giorno del Signore risorto, e amate come non avete mai fatto” (Madre Teresa di Calcutta)

 

Swap Party, vesti il futuro

… e scegli nuovi capi da amare

Tutto nasce dal tema del riuso di cui si parlava in questo giornale nella restituzione della serata sui rifiuti il 20 marzo scorso.

Funziona così: i donatori/riutilizzatori (come li chiamiamo, swappartisti?) conferiscono all’organizzazione loro abiti ed accessori non più utilizzati. Gli organizzatori fanno una selezione e valorizzano ciascun capo in base ad un codice colori che tiene conto di quanto potrebbero essere valutati sul mercato dell’usato; i donatori ricevono quindi le “fishe”, dei buoni per un valore in proporzione al valore offerto. Gli abiti verranno poi ceduti in un mercatino in cui gli stessi offerenti diventano acquirenti, “pescando” dall’esposizione.

Il mercatino si è tenuto domenica 6 aprile in Cascina Roccafranca. Appendiabiti da esposizione insieme a tubi con giunti da cantiere; capi suddivisi per tipologia (giacche, pantaloni, accessori, bambini). Tutto quanto serve, persino separè come camerini prova. E musica a palla. Beh, quasi a palla.

“Cosa vi aspettavate, e qual’è il risultato” chiediamo a Katiuscia Vilardi, Architetto e ambientalista, riferimento dell’evento organizzato dal Gruppo Ambiente di Sportidea Caleidos ASDC.

“70 persone hanno portato i capi durante il periodo da febbraio ad oggi, altre 15 li hanno portati al momento, circa 1000 in totale.  Altro importante risultato è avere fatto network fra noi ed ivisitatori. Chi ha portato gli abiti ha portato anche altre persone, che così ci hanno conosciuto.

Abbiamo fatto rivivere dei capi. Una persona anziana mi ha raccontato la storia che ha vissuto insieme a quell’abito in occasione di un matrimonio. Significa anche riportare in vita le memorie di quelle persone che insieme a quel vestito avevano chiuso dentro l’armadio dei ricordi”.

Un visitatore: “Ho visto una signora con un fascio di abiti sotto il braccio che si stava facendo una foto con uno degli organizzatori. Tira fuori un pantalone e dice “questo l’ho portato io”. Stupore dei presenti. Lei si gira, “mi piaceva…”. Chissà, voleva riprendersi le sue memorie?

“Infine, questi capi fermi nell’armadio da 50 anni hanno portato dei giovani ad entrare in contatto con degli anziani. Uno scambio tra generazioni”.

“Che tipologia di abiti sono quelli usciti da questi guardaroba? In altre parole, chi ha aperto l’armadio, che tipo di scelta ha fatto?”

“C’è chi non ha capito l’evento e ha fatto il classico svuota cantine. Chi ha capito ha portato abiti carini ed ha avuto la soddisfazione di trovare qui dei capi dello stesso livello. Circa le nostre scelte: le cose impresentabili sono finite nei cassonetti, quelle non sufficientemente decorose da essere proposte qui le abbiamo portare nei cassonetti bianchi; qui sono rimasti quelli più belli”.

“Quanto è costato a voi, come vostro impegno?”

“Ore e ore di lavoro: abbiamo iniziato a metà febbraio a presidiare i vari punti di raccolta 2 ore al giorno. Poi la selezione dei capi, e ieri ed oggi qui tutto il giorno. Possiamo dire che il valore equivalente che è stato fatto girare è girato un 6700 euro.”

Infine, l’atmosfera ringrazia per i metri cubi di Co2 che le sono stati risparmiati

Gianpaolo Nardi

gianpaolon@vicini.to.it

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