La Cascina Roccafranca, le Biblioteche Civiche torinesi, la Circoscrizione 2 e la libreria Gulliver propongono per il terzo anno consecutivo il progetto “LeggerMente”, finalizzato alla formazione di gruppi di lettura sul territorio della città. La rassegna proseguirà fino a maggio 2013 e sono già numerosi i gruppi che vi partecipano: oltre a scegliere libri da proporre in lettura alla cittadinanza, essi organizzeranno specifici incontri per conoscere meglio singoli autori o confrontarsi sui contenuti delle loro opere. E’ prevista inoltre, ha ricordato Renato Bergamin, direttore di Cascina Roccafranca, una serie di 3 eventi comuni, ai quali partecipano più gruppi insieme. Il progetto si sviluppa in tre periodi: dal 16 gennaio al 10 febbraio 2013, dal 7 al 22 marzo e dal 3 al 17 maggio.
Lunedì 10 dicembre ha avuto luogo il primo evento, che ha segnato l’apertura della rassegna. Il libro scelto dai Gruppi Biblioteca Amoretti (definita dagli organizzatori “uno dei cuori pulsanti” di un quartiere già di per sé molto vivace) e Sportidea Caleidos, è un romanzo intrigante: una saga che ha per protagonista una famiglia arbereshe, comunità di origine albanese insediatasi in alcuni paesi dell’entroterra della Calabria; 100 anni di storia di un mondo lontano.
Figura intrigante anche l’autore, Carmine Abate: di estrazione arbereshe, emigrato in Germania e ora residente in Trentino, studioso di minoranze linguistiche, ha raccontato in questa saga le storie nate dalla “Collina del vento”, un rilievo senza una propria fisionomia all’interno della costa ionica, che tuttavia è testimone, origine e custode di vicende, racconti, segreti. Si fantastica che nelle sue viscere riposi un’antica città greca, fondata dai primi abitanti provenienti dalla costa dalmata. Una città che non viene alla luce nonostante gli scavi condotti da un celebre archeologo. Emergono invece antichi misteri.
Del suo mondo, Abate racconta che i bambini iniziavano la scuola senza conoscere l’italiano: la maestra affiancava loro uno scolaro più grande per tradurre. Si imparava così a distinguere tra la “lingua del cuore” e la “lingua del pane”. Si parla italiano per tutte le necessità della vita, ma lui, l’autore, sogna in arbereshe, pensa in arbereshe, deve adottare un filtro per trasferire i concetti all’italiano.
Le parole “si impigliano” nella lingua ufficiale e diventano “esche vive” che catturano storie e le portano a galla.
Una saga, ma anche una promessa: quella fatta al padre di raccontare le vicende di un mondo remoto, perché non muoiano con la scomparsa dei protagonisti. Perché la collina non venga contaminata, perdendo la propria identità, con l’invasività della tecnologia, (i parchi eolici), perché rimanga il vento, che ha occhi ed orecchie, simbolo e testimonianza della resistenza di quella terra all’aggressione delle mafie.
Gianpaolo Nardi con Deborah Nurchis e Rossella Lajolo
giampaolon@vicini.to.it