“Considerate se questa è una donna/senza capelli e senza nome/senza più forza di ricordare/vuoti gli occhi e freddo il grembo/come una rana d’inverno.” (P. Levi)
Il 6 febbraio, presso il Polo del ‘900, Sala conferenze, corso Valdocco 4/a, Torino, la presentazione del libro fotografico di Ambra Laurenzi : Ravensbrück, il Lager delle donne, ha chiuso le celebrazioni per il Giorno della Memoria. Ambra Laurenzi è figlia e nipote di deportate; fotografa professionista, è docente presso l’Istituto Europeo di Design di Roma.
Hanno dialogato con l’autrice Donatella Sasso, collaboratrice dell’Istituto di studi storici Gaetano Salvemini di Torino e Renzo Carboni (Aned), fotografo indipendente, autore di numerose mostre sulla deportazione nei campi nazisti.
Il volume, progetto e fotografie dell’autrice ed edito da Punto Marte Editore (Treviso), presenta alcune caratteristiche peculiari: innanzi tutto le fotografie sono a colori, come “è la realtà”, ha dichiarato la Laurenzi, che non ha optato quindi per la drammaticità del bianco e nero a cui la nostra esperienza visiva con i lager è forse più assuefatta. Ed è anche meno usuale trattare lo specifico della deportazione femminile, quella a cui si è riferito Primo Levi con parole incancellabili.
Ambra Laurenzi ci invita a ricordare che se la violenza del lager determinò trasformazioni anche inconfessabili nei comportamenti e nella sensibilità degli internati maschi, fu sulle donne che impresse le modificazioni più devastanti: mortificando femminilità e ritmi biologici, portandole a disconoscere se stesse e addirittura il proprio senso materno, come quella deportata che non dichiarò immediatamente la morte del figlio neonato, stringendo a sé per giorni il cadaverino, per non tornare ad affrontare il peso insostenibile dei ritmi del lavoro e della prigionia a Ravensbrük.
Quindi ancora e comunque l’urgenza di testimoniare, esorta l’autrice: “Torno indietro per vedere il futuro”. Affidando la responsabilità della vigilanza alle nuove generazioni perché, come ammonisce il poeta Jean Cayrol, voce narrante del documentario Notte e nebbia di Alain Resnais: “ La guerra è assopita, un occhio sempre aperto…”
A cura della sezione Aned di Torino, in collaborazione con l’Istituto Salvemini e con il patrocinio del Consiglio Regionale del Piemonte e del Comitato Resistenza e Costituzione.
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http://www.ambralaurenzi.com/progetti-recenti/pubblicazioni/le-rose-di-ravensbruck/
Anna Scotton
annas@vicini.to.it
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