Delle nuove attività che nascono e velocemente scompaiono ho già parlato in precedenza, ma qui voglio riflettere su quella che più mi dà da pensare perchè, anche se scomparirà seguendo la scia di tante altre precedenti, è l’unica che lascerà segni indelebili nella popolazione.
Nel vero senso della parola, giacchè parlo di Tatuaggi.
Ovunque spuntano, come le pratoline a primavera, studi (o li devo chiamare ambulatori?) di Tattoo.
Alcuni un po’ sottotono si riconoscono solo dalla scritta e probabilmente lavorano sul passaparola, altri mostrano in vetrina i mirabolanti prodotti dell’artista tatuatore, nella preoccupante esibizione di avambracci, polpacci e altro affrescati più della Cappella Sistina.
Mi sono informata sui prezzi, assicuro che un corpo completamente tatuato come si usa adesso viene a costare come un mutuo decennale.
Ovviamente l’avambraccio affrescato è sodo e quasi sempre giovanile.
Il tatuaggio, a parte qualche vecchietto superstite e due o tre contrari per principio ce l’hanno tutti proprio tutti. Quindi, due considerazioni.
Una, volgarmente economica: ma quanti soldi spende la gente per omologarsi a tutti gli altri?
La seconda, più estetica: che ne sarà del dragone multicolore quando, anziché sputare fuoco e fiamme dal bicipite muscoloso del trentenne dovrà farlo da quello inevitabilmente raggrinzito del settantenne? E il serpentello che occhieggia tra l’omero e l’orecchio della ridente biondina ventenne, farà lo stesso effetto quando dovrà districarsi tra rughe ed escrescenze da età avanzata?
Mah, probabilmente, visto che tutti si tatuano, tra cinquant’anni, sarà così comune vedere tatuaggi tra la cartapecora che nessuno ci farà caso.
Oppure si svilupperà l’arte dell’abrasione. Che sarà un altro bel business. Qualcuno ci starà già pensando?
Giulia Torri
giuliat@vicini.to.it
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