
Henri Cartier-Bresson amava l’Italia. La visitò regolarmente, era particolarmente legato ad alcuni luoghi: Basilicata, Roma, Venezia, in cui tornò più volte. A celebrare l’interesse per il nostro Paese di colui che è stato definito “l’occhio del secolo” (nacque, infatti, nel 1908 e morì nel 2004) arriva nelle sale di via delle Rosine la bella esposizione curata da Clément Chéroux, direttore della Fondazione Henri Cartier-Bresson e da Walter Guadagnini, direttore di Camera. Con l’immancabile Leika, oggetto feticcio, l’artista ha realizzato alcuni tra i suoi scatti più belli. Ma perché l’Italia? Perchè come la Spagna, come tutti i paesi del Mediterraneo o il Messico, diversamente dalla Svezia o dalla Germania in cui si era anche recato – racconta Chéroux – la vita si svolge all’esterno e lui amava riprendere momenti della vita di strada.L’amore per la composizione che deriva dai suoi studi e la capacità di cogliere l’istante perfetto sono ribadite da questa mostra che è stata occasione per fare ulteriori ricerche e scoprire immagini anche inedite. Merito del progetto torinese è, quindi, di aggiungere un ulteriore tassello dell’opera del Maestro. Organizzato secondo un ordine cronologico, l’allestimento illustra i diversi passaggi dell’artista nella penisola.
Quello del 1932 è essenzialmente un viaggio di formazione e di piacere, realizzato con due amici a lui molto cari, il poeta e scrittore André Pieyre de Mandiargues e la pittrice Leonor Fini. Il primo portfolio italiano è dedicato a Roma (si intitola, non a caso, “Succede tutto nella piazza”) e alla ripresa post- bellica. I viaggi in Abruzzo, Basilicata, Ischia.. regalano alcune delle immagini che contribuiscono alla costruzione dell’immaginario collettivo sul sud Italia, raccontato in maniera esemplare nel romanzo “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi. La rassegna che ne ricorda l’ abilità di ritrattista, da una parte, (Pasolini, Visconti, De Chirico), e, dall’altra, le importanti committenze da parte delle grandi riviste internazionali ( da Life ad Harper’s Bazaar a Vogue), si chiude idealmente con gli ultimi viaggi fotografici in Italia (Napoli, Palermo, Venezia e la Basilicata 1971-1973): gli stessi luoghi immortalati vent’anni prima, che consentono di leggere l’evoluzione di un fotografo e di una società.
Un percorso da non perdere, arricchito da documenti d’epoca tra cui riviste, giornali e libri e che include una serie di opere visivo-tattili accompagnate da audiodescrizioni.
Fino al 6 aprile 2025
Anna Scotton
annas@vicini.to.it
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