Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Acqua, Islam e Arte al Mao.

Goccia a goccia dal cielo cade la vita. Nel mondo islamico c’è forse maggior consapevolezza di quanto l’acqua possa essere “dono e castigo di Dio”, ha osservato Maurizio Cibrario, Presidente della Fondazione Torino Musei alla conferenza stampa di presentazione della mostra che si terrà al Mao (Museo d’Arte Orientale di Torino), dal 13 aprile al 1 settembre 2019. Si tratta di un’esposizione di rilievo e originale, la “più importante finora allestita dal Mao, studiata e pensata su arte e mondo islamico, per la cui realizzazione hanno prestato le loro opere alcuni dei più importanti musei europei ed extraeuropei” ha spiegato Marco Guglielminotti Trivel, Direttore del Mao.


“L’arte è il migliore ambasciatore di conoscenza tra i popoli che si affacciano sulle sponde del Mediterraneo” ha puntualizzato Giovanni Curatola, docente di Archeologia e storia dell’arte musulmana dell’Università degli studi di Udine e Presidente del comitato scientifico, constatando come questo tema sia stato affrontato nell’esposizione in modo approfondito ma leggero, attraverso un percorso che è soprattutto un suggestivo racconto.
“Un racconto che punta coniugare l’estetica – attraverso la bellezza delle 120 opere esposte – con la Storia di una civiltà plurale”, costituita da una costellazione di popoli, ha precisato il curatore della mostra, lo storico Alessandro Vanoli.
Tale racconto “scorre” lungo quattro sezioni: nella prima è affrontata l’importanza dell’acqua nella religione islamica. Collegata da sempre anche alla magia, l’acqua assume una doppia valenza: infatti se quella corrente è considerata benefica, quella stagnante è temuta come rifugio dei demoni.
La seconda sezione, dall’allestimento particolarmente scenografico, è dedicata all’hammam: dal IX-X secolo circa, grazie all’acqua del cosiddetto “bagno turco”, avviene la cura di sé e la purificazione rituale del musulmano.
Nella terza sezione si indaga l’aspetto della conservazione e della distribuzione di questo bene, tanto prezioso da rendere vere proprie opere d’arte bacili e versatoi utilizzati nell’uso pubblico e nella condivisione dell’acqua da bere.


L’ultimo tema, raccontato e mostrato, è  quello del giardino, dallo spazio reale costituito dall’oasi all’idea di giardino quale anticipazione del paradiso. L’oasi, luogo di ristoro, è anche occasione di convivialità e di piacere, dove bere, conversare, ascoltare la musica o il racconto delle opere letterarie di una cultura che fu per molto tempo orale.

Il saluto dell’assessora alle Attività culturali Francesca Leon pone l’accento sul valore della collaborazione, attuata per questa mostra, con il Politecnico di Torino: ricerca scientifica e azione culturale dei Musei sono entrambi indispensabili perché “dall’analisi del passato, ci permettono di costruire una visione di futuro”. Il professor Luca Ridolfi, che con il Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture del Politecnico di Torino, ha curato i temi dell’esposizione relativi a dissalazione, effetti dell’acqua sulla superficie terrestre e acqua virtuale, conferma questo “guardare al futuro” dell’ateneo torinese: infatti, il prossimo anno “nascerà un nuovo corso di laurea in Ingegneria ambientale per i cambiamenti climatici, dove verrà formata una nuova generazione di tecnici ambientali e civili, capaci di elaborare progetti compatibili con le condizioni climatiche in mutamento.

Per conoscere il calendario di eventi – costituiti da incontri con gli studiosi che hanno contribuito alla realizzazione della mostra e conferenze in collaborazione con il Politecnico di Torino – orari di visita e costo dei biglietti consultare i seguenti siti:
https://www.maotorino.it/itmao@fondazionetorinomusei.it

Anna Scotton
annas@vicini.to.it

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