Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

SalTo 24 Littizzetto intervista gli autori

Leggerezza e autori dei comici TV

Dei personaggi comici che vediamo in TV, Crozza, Albanese, la Gialappa, noi vediamo solo l’attore, l’interprete, ma poco sappiamo di coloro che stando dietro le loro spalle contribuiscono a crearlo, il personaggio.

A spiegarlo ha provato Luciana Littizzetto il 13 scorso al Salone in ambito Sezione Leggerezza. Intervistando Andrea Zalone, autore dei testi di vari programmi condotti da Maurizio Crozza fino a “Fratelli d’Italia“, Pietro Guerrera, il secondo papà di “Cetto La Qualunque” di Antonio Albanese, e Walter Fontana creatore dell’imprenditore senza scrupoli, “Carcarlo Pravettoni” (interpretato da Paolo Hendel) e vari personaggi di “Mai dire gol”. Con Luciana, Andrea Zalone, Guerrera e Fontana diventa uno sketch da prima serata.

Luciana: Cosa significa essere un autore della TV?

Andrea: Una sorta di malattia mentale, o deformazione professionale. Saper trovare un punto di vista di commedia persino nella tragedia.

Piero: Il trucco non è dare un testo a un artista: conta come lo dice, a chi lo dice con che tono lo dice. Metti da parte il tuo ego e devi provare a lavorare sul suo. E la cosa affascinante è che l’ultimo metro lo fa lei o lui, l’attore. Un privilegio.

Luciana: perché se viene una schifezza…

Piero:…parlare con l’attore, l’interprete ha un corpo, Luciana ha un corpo.

Luciana: Si si sbriciola di continuo.

Piero:  Ognuno ha un suo modo, un suo vezzo un suo intercalare. Un mestiere bello, faticoso, usurante.

Luciana: Si declina appunto in tantissimi modi, dice Luciana: ci sono artisti che scrivono, altri meno. Si creano dei sodalizi. Ad un certo punto capisci che tu alla fine “vibri” con uno, massimo due artisti. E fa sì che tu lavorerai con questi due per molto tempo. La pensa come te, ha i tuoi stessi tempi comici. Se abbiamo la stessa sintonia e una battuta ci fa ridere, entrambi, poi chi è in scena lo propone a suo modo, talmente convinto che faccia ridere che poi fa ridere. Quindi, questi sodalizi, come sono nati?

Piero: Cominciamo da Crozza. I primi tempi c’erano una serie di disguidi. Io provavo a scrivere cose e lui me le cestinava, un atteggiamento che all’autore fa molto bene…

Luciana:.. lo galvanizza

Piero:…e mi ha detto una frase che ho capito dopo aveva molto senso: prima di scrivere un libro, frequentami, parla con me di calcio, di puttanate. E aveva ragione. Ad Albanese mi lega una frequentazione ormai più che trentennale. Ho iniziato frequentandolo e cazzeggiando con lui. Io nel frattempo continuavo a scrivere delle cose che gli facevo leggere lui mi ha detto che mi avrebbe pagato tantissimo e ho capito che non dovevo più suonare la batteria. Ora noi tre lavoriamo assieme con Fazio e via pomeriggi a lavorare, duramente, e condividere cose lette, persone conosciute. E’ arricchente. Luciana è un piccolo miracolo affascina tutti noi, Tutto l’anno va in scena con un’idea comica che poi ne contiene 40. La maggioranza delle cose che racconta sono sue. Secondo me non ha una vita.

Luciana:..non ho una vita. Lavoro, Vado a comprare la carne del cane poi lavoro. Si la famiglia. Lavoro in un modo diverso dal loro perché voi siete matti e avete del tempo da perdere. E voi stavate lì a fare rumoracci a fare gesti osceni, Crozza Bisio e i Gialappi,. Allora, dicevo, io vado a Torino a lavorare…

Walter: Mi è capitato con Aldo Giovanni e Giacomo per il primo film “Chiedimi se sono felice” ho passato mesi senza capire cosa stavamo facendo. Si andava a casa di Giovanni al pomeriggio si giocava a biliardino tre contro tre, e si parlava di qualsiasi cosa: andiamo da Giovanni e… “si bello fa ridere”.  ?” e non si capiva se quella cosa lì sarebbe entrata nel film o era un aneddoto. Dopo sei o sette mesi…io mi ricordo che una sera ho telefonato e chiedo “ma di preciso…la storia, qual è?” Con Angela Finocchiaro ho fatto tre monologhi, è successa proprio quella cosa lì.  In sostanza io sono un po’ la parte femminile di Angela, ci siamo trovati molto. Ci manchiamo. Anche Luciana: mezz’ora, dico mezz’ora alla settimana, con Fazio è più di una carriera con Chaplin.

Luciana:  Eh, una sera alla settimana

Walter: Partendo alle 19 30 e finendo all’una e trenta.

Luciana: Il problema è Fabio che ha una resistenza, non gli scappa neanche la pipì.

Walter: Difatti la fa il mercoledì.

Luciana: Parlando di Albanese; ha fatto tantissimi personaggi. Come avete fatto? C’è uno spunto che arriva da Antonio e poi ci lavorate o uno spunto che arriva da te o entrambe le cose?

Piero: Siamo partiti da un personaggio, un politico calabrese, ce ne sono tanti, ma non avevamo le idee chiare. Poi ho scritto una robina su un senatore calabrese che avevo sentito in piazza, uno che aveva iniziato un comizio in piazza dicendo “chiunque, qualunque e chicchessia” e mi ha affascinato, ed è entrato un mondo.

Luciana: Esiste esiste ancora? Il senatore.

Piero: Si più di uno, sono ancora vivi.

Sullo schermo compare Albanese: “Tu ci dici meno tasse loro applaudono e gliele alzi” “Chiu ppilu pe’ tutti”

Piero: Abbiamo scritto un film con Antonio, si intitola “Cento domeniche”, un film drammatico. E lui alla presentazione mi fa “finalmente un film politico”. Finalmente?

Luciana: Perché la leggerezza è considerata figlia di un Dio minore. Ma alle volte veicola delle profondità che non altrimenti non arrivano. Perché hanno paura dei comici, dei saltimbanchi. Che possono dire cose…

Luciana: Ma come ci si comporta col politicamente corretto? Marcello Marchesi è stato un innovatore del linguaggio nel dopoguerra, sgangheratore della parola e ha detto cose che oggi non si possono dire.

A Io trovo avvilente il “politically correct”. E’ una tagliola per noi. Per me vale il codice penale. Finché non è diffamazione. Certo a volte anche abbiamo dei committenti che devono stare attenti.

Luciana: Ma forse per voi il rischio non è diretto, non andate voi in scena.

Andrea: Si la maschera ci copre.

Walter ma quanto ci marciate, è la domanda. La sensazione è  ”ma tanto l’ha detto Feltri”

A, ma noi che siamo legati all’attualità siamo anche molto attaccati alla realtà, noi li leggiamo gli editoriali di Feltri. E’ lui che è politicamente scorretto, non noi.

Luciana: ma il comico non deve essere corretto, se no non fa ridere, sovverte le regole. Invece la Rete massacra tutti.

Andrea: La rete è una vera cloaca. Utile, per carità. C’è sempre qualcuno che fa “quella battuta l’ho già detta io giovedì”.

Piero: Oggi avrei difficoltà a fare un Cetto La Qualunque come l’avevo fatto allora. Il motto “Non sono le donne che devono entrare in politica, ma la politica che deve entrare dentro le donne”. Vai a spiegare che a noi fa schifo. Oppure entra con due donne seminude e fa “queste sono le mie amiche a quattro zampe”. Non si può più fare.

Walter E’ questione di accuratezza del contesto. Se si capisce l’ambiente, il politicamente corretto cade. Molti, è vero, non capiscono la differenza. Mettiamo in scena, facciamo fiction.

Sullo schermo compare Carcarlo Pravettoni creatura di Walter Fontana “Occhi sul manager, 15 ore di lavoro al giorno e senza mai svegliarsi, … alla guida di un impero multinazionale, tessili, alimentari; di recente è entrato nei sughi, nel caffe, 1000 miliardi di capitale interamente versato sui calzoni. E la Lira si impenna! Legge moltissimo, sempre la stessa riga. Quali appuntamenti, quali idee quale futuro, andiamo a scoprirlo nel suo studio privato, dove pochissime persone hanno accesso e quasi tutte cercavano un’altra stanza…”

Luciana: ma non abbiamo solo politici, per esempio Briatore. Come l’ha presa Briatore?

Andrea: Bene, credo. Purtroppo, viene da dire.

Luciana:… anche Zaia e De Luca?

Andrea:… a Zaia e De Luca abbiamo dato una visibilità che altrimenti…Anzi credo che ormai ci sia una corsa…

Luciana:… per superarci

Andrea:.. già, ora vediamo che Zaia si prende i suoi tempi. Di Briatore dico purtroppo perché il ruolo della satira dovrebbe essere quello del castigatore. Non si vergognano neanche più. Anzi, aumentano i follower. Razzi: la prima volta che parlammo di Razzi eravamo in teatro e lui diceva “delinquenza…sono c…zzi tuoi” e a noi veniva da ridere. Ne facemmo un monologo. Lo facemmo pensando, sarà per una volta poi sparirà dalla circolazione. Dopo due settimane c’erano le magliette “Fatti i c…zzi tuoi”

Sullo schermo è il turno di Briatore: “Ehila salve a tutti. Sono in coda sulla Genova Ventimiglia. Da quando sono in coda? Tu lo sai Wilson? Lui è Wilson sai quando Tom Hanks faceva il naufrago in Caz EwaY. Guarda ci sono gli impiegati in coda. C’è tanta genti che vanno in giro. Ore e ore in coda. Tutti che vanno dappertutto come se avessero un’azienda no? Che fattura milioni .. Se non fate almeno parte di un CDA, statevene a casa. La povera genti non deve girare. Ci vuole un navigatore che quando dici voglio andare a Portofino, lui ti dice: scordatelo. Troppo caro. Il navigatore ti dice ti porto a Viserbella. Guarda, guarda là, anche la sbarra del casello che si alza a tutti. ”

Luciana: Volevo parlare della parolaccia, Perché sono una cultrice della parolaccia. Per capire quando funziona e quando diventa pesante. Ci sono cose che si risolvono solo con un vaffa.

Andrea: Quando di una cosa ridi e poi la parolaccia amplifica, allora funziona. Quando non funziona… dici culo.

Luciana: culo funziona sempre.

Luciana: Per finire in bellezza, una battuta di Piero Guerrera “Il coraggio ce l’ho è la paura che mi frega”

Gianpaolo Nardi

gianpaolon@vicini.to.it

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