Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

La bellezza di Ennio Morricone

Ennio_Morricone

Incontrai a Roma nel 1991 il maestro Ennio Morricone a casa sua per un progetto cinematografico bandito dalla divisione audiovisivi della Commissione Europea.

Quando lo conobbi non avevo ancora trovato un regista disponibile a farsi carico del progetto del quale io ero soggettista e produttore esecutivo.

Era questa la perplessità del maestro Morricone al telefono quando lo chiamai da Torino: “ma chi è il regista?” mi chiese. “Non lo so ancora” gli risposi con non poco imbarazzo “ma mi hanno detto già di si Ruggero Mastroianni per il montaggio e Giuseppe Rotunno per la fotografia”. Non so se per questi due nomi lanciati al telefono o per la mia giovane età (allora 33 enne), sta di fatto che mi fissò un appuntamento ed io volai a Roma come un razzo.

Casa sua si affacciava su una delle piazze più auliche di Roma e quando arrivai mi accolse una cameriera di mezza età  (con cuffietta e grembiulino) dicendomi di accomodarmi che il maestro sarebbe arrivato subito. Mi sedetti su un divano d’epoca e mi resi conto di essere in una casa che era un museo di oggetti antichi e opere d’arte: tutti erano interessanti e fascinosi, pieni di storia e mistero ed ero solo nel soggiorno.

La mia immaginazione stava già andando nelle altre stanze quando arrivò Ennio Morricone accompagnato da un giovane che mi presentò come suo figlio e come compositore anch’egli. Strette di mano, suo figlio si allontanò e cominciammo a parlare del progetto.

Anzi io parlai del progetto dopo avergli chiesto il permesso di fumare e lui mi consegnò un posacere in cristallo che se mi fosse caduto avrei dovuto contrarre un mutuo per pagarlo, credo.

Un uomo percorreva in un treno tutti i vagoni ed in ognuno di essi c’erano persone di nazione diverse che l’uomo controllore osservava nella loro diversità e comune umanità: il progetto, già allora, doveva essere un filmato istituzionale che promuoveva l’unità dei popoli europei.

Il maestro mi lasciò finire e mi disse: “guardi che io non voglio fare musica commerciale” “nessuno la vuole la musica commerciale” risposi. “Ah!. Però io lavoro in modo tradizionale: con strumentisti , orchestra, sala di prova e registrazione” “Bene!” dissi io “le avrà, ma accetta?

Mi guardò per un momento che a me sembrò eterno poi rispose “Si, ma mi riservo di rifiutare: tutto dipende dal regista che sceglierà”.

Va bene, ma a quanto ammonta la spesa per lei e la sua orchestra?” Morricone non si scompose e mi snocciolò una cifra che a me sembrò normale e sulla quale, comunque, non trattai nemmeno un momento! Aggiunse che alcuni diritti dovevano rimanere in capo a lui come autore ed acconsentii anche a questo. Morricone si alzò e mi accompagnò verso l’uscita di casa con calma.

Quando ero già mezzo fuori dalla porta mi disse :”mi raccomando, mi dica subito chi è il regista, poi le darò una risposta definitiva”.

Ci risentimmo altre due volte e al telefono.

La prima quando gli comunicai che il regista sarebbe stato Giuliano Montaldo e dall’altra parte della cornetta mi disse. “Montaldo! Se me l’avesse detto subito non le avrei fatto nessuna storia” ed io risposi che quando ci parlammo Montaldo non aveva detto ancora di si.

La seconda volta gli telefonai per dirgli che il progetto non aveva vinto il bando europeo: la Commissione aveva fatto altre scelte.

Dall’altra parte ci fu un sospiro e aggiunse “ai concorsi non bisognerebbe mai partecipare perché se non si vincono poi uno ci rimane male!

Ci salutammo e il ricordo di quell’uomo gentile ed accogliente prese un posto nella mia memoria e nel mio cuore.

Posso solo immaginare come si deve essere sentito tutte le volte che candidato all’oscar questo è stato assegnato ad altri. Ora però lo ha vinto ed il fatto che abbia ringraziato in italiano e lo abbia dedicato a sua moglie Maria mi ha fatto sentire orgoglioso di essere , come lui, un italiano che non ha smesso di credere nella belllezza.

franco

direttore@vicini.to.it

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