Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

La scuola ai tempi del Coronavirus

I fogli sono diventati schermi, le penne mouse e tasti, il suono delle campanelle lascia spazio al canto degli uccellini, unici frequentatori delle strade, le voci hanno perduto i volti ma la scuola continua ad andare avanti.

Sono molte le realtà che vacillano in questo periodo di emergenza e la scuola è sicuramente una delle più sofferenti perché colpita nel suo fulcro vitale: il rapporto umano tra insegnanti e allievi.

Non è facile dire quale grado di scuola risenta di più del nuovo regime di insegnamento e delle sue conseguenze. Quando avevano detto la prima volta che non si sarebbe andati a scuola credo che noi, tutti i bambini eravamo felici ma avevamo sbagliato dice una bambina delle elementari nella sua riflessione sulla frase “Andrà tutto bene” assegnatale come compito.

In effetti, appena la chiusura delle scuole venne comunicata, i più preoccupati furono sicuramente gli studenti universitari che videro andare in fumo mesi di studio insieme ai loro appelli invernali e non c’è stata alcuna e-mail rassicurante del Rettore che sia riuscita ad arrestare l’inquietudine dilagante. Per la sua normale organizzazione, l’Università era comunque più preparata, esami e lauree a parte, ad un approccio digitale all’apprendimento: il sito online dei diversi Atenei si presta bene ad ospitare sulla pagina di ogni corso una zona dedicata alle video lezioni registrate e molti professori si stanno impegnando notevolmente per far sentire la loro vicinanza agli studenti, alcuni ad esempio tenendo lezioni in presentia con Google Meet e altre piattaforme.

Il problema più grande che deve affrontare l’Università, tolti i piccoli problemi di sovraccarico del sistema e della connessione lenta, è quello degli esami e delle lauree. Bloccando questi ultimi si rischia di compromettere le carriere scolastiche di molti studenti e non solo, anche la possibilità di accedere a concorsi lavorativi.

Sia POLITO (Politecnico di Torino) che UNITO (Università di Torino) hanno già iniziato a svolgere lauree online ma, per quanto riguarda gli esami, la situazione non è ancora chiara; per adesso si parla di far sostenere gli esami in remoto solo a coloro che si devono laureare nella sessione di marzo-aprile. Il problema più grande che devono affrontare gli studenti è invece riuscire a barcamenarsi nel limbo in cui si trovano e non smettere di studiare nonostante non vi sia nulla di certo riguardo agli esami; se le scuole dovessero prolungare la chiusura oltre il 3 aprile salterebbe la sessione di aprile presente in diversi corsi di laurea, davanti a questa possibilità molti studenti si chiedono: che senso ha continuare a studiare?

La situazione si presenta problematica per altri motivi nella scuola secondaria di primo e secondo grado. A preoccupare particolarmente qui sono gli esami di maturità e l’esame di terza media a cui si teme di arrivare impreparati o di dover addirittura pensare a uno slittamento di date. Nonostante già da qualche anno la scuola si sia “tecnologizzata”, i professori e gli alunni si sono trovati a dover usare un sistema di apprendimento del tutto nuovo e spesso il sito ufficiale della scuola risulta limitato per le necessità del momento, a tal proposito uno studente del Liceo Regina Margherita di Torino dice: Ci segnano i compiti da fare sul registro elettronico e su classroom dove possiamo anche mandare i compiti svolti. Alcuni insegnanti però non usano quello e ci rimandano ad altri siti. La professoressa di italiano invece ci comunica i compiti tramite Whats App, dove abbiamo un gruppo con lei mentre la professoressa di inglese ci ha comunicato che terrà una lezioni video dal vivo. Dalle parole di questo studente capiamo quanto la situazione sia caotica e non ci siano linee guida univoche, cosa che non aiuta lo studente nel suo apprendimento.

Arriviamo poi alle elementari dove, come gli altri gradi di istruzione, le modalità di insegnamento online variano da scuola a scuola: Nella nostra scuola abbiamo creato per prima cosa una e-mail istituzionale per ogni bambino, ci dice una maestra, Abbiamo poi azionato la funzione Gsuite di Google e tramite Classroom abbiamo creato una classe virtuale per ogni materia dove è presente una bacheca comune dove ogni bambino può parlare sia con l’insegnante che con i compagni e in cui tu insegnante puoi inviare schede, video e file dove inserire ad esempio un tema o le risposte a delle domande. All’interno di classroom puoi anche scegliere se inviare il compito a tutta la classe, a un gruppo di bambini o ad un singolo bambino, puoi dare la scadenza del compito, correggere il compito e rinviarlo corretto. Un papà ha anche fatto un tutorial per i bambini in cui spiega come utilizzare il portale per fare ed inviare i compiti corretti. Il bello di classroom è che puoi sempre essere in comunicazione con i bambini e loro con te; all’inizio mandavamo i compiti via e-mail alla rappresentante dei genitori che poi li inoltrava a tutti i bambini della classe, alcune scuole fanno ancora così, altre hanno dato il permesso di fare video in cui si spiegano i compiti assegnati, specialmente ai più piccoli o a bambini con handicap.
Dunque anche le scuole elementari si stanno approcciando con successo a queste nuove modalità di insegnamento; i problemi riscontrati per gli insegnanti riguardano in primo luogo riuscire ad entrare in confidenza con un sistema nuovo come classroom, il cui utilizzo non è stato loro spiegato: All’inizio è stato difficile capire come funzionasse classroom, continua a spiegare la maestra, Ci siamo guardati autonomamente le spiegazioni in internet, sono stata in piedi un’intera notte per capire come funzionasse e tra i colleghi siamo sempre collegati così che appena uno di noi scopre qualcosa di nuovo lo comunica agli altri; quando si entra nel meccanismo però scopri che puoi fare molte cose con questo sistema: è molto utile.
Altri problemi riguardano le famiglie che non posseggono gli apparecchi necessari per connettersi online con gli insegnanti o i casi di bambini che non riescono per vari motivi ad essere seguiti, specie i più piccoli, e che non sono in grado da soli di collegarsi in rete e ricevere e mandare i propri compiti; nel complesso sembra però essere un sistema, quello di classroom, che riesce a dare buoni risultati.

Ma cosa pensano i più piccoli di questa situazione?

Si pensa sia un dibattito da grandi, ma come è stato più volte dimostrato i bambini a volte hanno più coscienza degli adulti, lo dimostrano le seguenti frasi tratte dalle riflessioni di alcuni alunni delle elementari sulla frase “Andrà tutto bene”: Tutto ritornerà alla normalità, anche meglio, perché le persone hanno scoperto importanti valori come la solidarietà e la capacità di tirar fuori energia e voglia di andare avanti.
I bambini hanno capito l’importanza della scuola e di tutte le altre attività che ora non possono più fare Io ho imparato ad apprezzare tutto quello che ci circonda: la scuola, le attività, i parchi, gli amici perché capisco il loro valore solo quando non le faccio più e a differenza di molti “grandi” non si demoralizzano davanti all’obbligo di stare a casa: In fondo a casa ci sono un sacco di cose che si possono fare, come guardare dei film, fare dei giochi di società con i propri genitori e fare videochiamate agli amici. Presto torneremo a giocare e chiacchierare con i nostri amici.

Questa emergenza fa sì che tutti, insegnanti, alunni e genitori, nolenti o volenti si rapportino con le nuove tecnologie e si mettano in gioco ma quello che ci si chiede è, oltre a come funziona ora, come funzionerà la scuola quando tutto questo sarà finito?
Speriamo che impari dai suoi studenti più piccoli a raccogliere la sfida che le è stata lanciata dal nuovo virus senza usarla come ripostiglio delle proprie mancanze.
In attesa che passi la tempesta, cari insegnanti e studenti, tenete duro e continuate a lavorare così, ANDRÀ TUTTO BENE!

Per leggere integralmente le riflessioni dei bambini sulla frase “Andrà tutto bene” cliccate qui.

Chiara Lionello

chiaral@vicini.to.it

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