Fondazione Accorsi-Ometto e Palazzo Lascaris
dal 13 settembre al 12 gennaio 2014
Una magnifica mostra dedicata a Pietro Piffetti (Torino, 1701–1777) il più abile e fantasioso ebanista del Settecento, in occasione del recente acquisto da parte della Fondazione di un cofano–forte dell’ebanista, una specie di raffinata cassaforte trasportabile un tempo chiudibile per mezzo di una complicata serratura. Restaurata dalla Fondazione Centro per la Conservazione ed il Restauro Beni Culturali della Venaria Reale, l’opera va ad aggiungersi ai sette capolavori già presenti in Museo, cui sono affiancati una ventina di altre opere, per lo più inedite perché provenienti da collezioni private. Il percorso espositivo del Museo Accorsi–Ometto è suddiviso in due sezioni: le opere profane e quelle di ambito sacro. La prima sezione comprende, oltre al rarissimo cofano-forte, un curioso arcolaio, due preziosi cofanetti, uno scrittoio in legno violetto, legno di rosa e avorio, un paio di cassettoni e una serie di raffinati tavolini, tra cui quello già noto di Palazzo Madama eccezionalmente prestato per la mostra. Tra le opere sacre, accanto a un inginocchiatoio da parete in legno e avorio, è possibile ammirare uno dei due splendidi tabernacoli che da un secolo sono custoditi insieme a Bene Vagienna, realizzati molto probabilmente per il convento cappuccino di Carrù.
La parte della mostra allestita a Palazzo Lascaris espone tre opere tra le più significative dell’artista: il secondo tabernacolo di Bene Vagienna e la coppia di stipi del Museo Accorsi-Ometto, due armadietti con preziose decorazioni in avorio, sulle quali compaiono pirografate scene tradotte da L’art de tourner en perfection (1701), uno dei massimi trattati sulle tecniche di tornitura dell’avorio.
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rossella lajolo rossellal@vicini.to.it