Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Legge 194: “Quando è reato il corpo delle donne”

Giovedì 20 marzo, alle ore 20,45, presso la Cascina Roccafranca si è tenuto il terzultimo incontro dell’iniziativa “Marzo delle Donne 2014” incentrato sulla Legge 194: “Quando è reato il corpo delle donne”. Ospiti il dott. Silvio Viale, Ospedale Sant’Anna, la dott.ssa Viola Liberale, Ospedale Mauriziano e Patrizia Celotto, Casa delle Donne di Torino.

Ad inaugurare la serata una presentazione PowerPoint, curata dallo Spazio Donne della Cascina Roccafranca, sulla drammaticità della situazione femminile in Italia prima del varo della Legge 194. Le donne, restie a portare a termine una gravidanza spesso indesiderata, erano letteralmente in balia di mammane e cucchiai d’oro. Con l’entrata in vigore della Legge 194 le cose sono leggermente migliorate.BodyPart

Un provvedimento legislativo suggella la piena sovranità della donna sul proprio corpo ma, al tempo stesso, aumenta lo stigma sociale verso il genere femminile. Il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, sancito nel 1978 con la Legge 194, disgiunge, per la prima volta, il ruolo di donna da quello di madre; cioè consente alle donne di scegliere. La maternità, con l’aborto, diventa una possibilità e non più una costrizione!

L’interruzione volontaria di gravidanza, come illustrato dal dott. Silvio Viale tramite un opuscoletto distribuito in sala, è regolata dalla Legge n. 194 del 1978. L’interruzione volontaria della gravidanza può essere medica (solo con famaci) o chirurgica (farmaci + intervento chirurgico).

Fino a 90 giorni è una decisione della donna in relazione a un “serio” pericolo per la propria salute. Dopo i 90 giorni è una decisione medica conseguente ad un “grave” pericolo per la salute della donna. I giorni si contano dall’inizio dell’ultima mestruazione.

L’utilizzo degli aggettivi qualificativi, come ribadito da Silvio Viale, sono sfumature di bordo poiché le nozioni di gravità/serietà rientrano nella percezione soggettiva del singolo individuo. Come, del resto, il complesso tema della serata tocca corde diverse e personali dell’animo di ognuno di noi. Dopo un aborto, comunque, il primo flusso mestruale arriva mediamente a 40/60 giorni.

La dottoressa Viola Liberale si è soffermata sulla differenza nella pratica abortiva prima o dopo i 90 giorni dall’ultima mestruazione. Per una interruzione volontaria di gravidanza fino a 90 giorni è necessario un “documento” rilasciato da un medico non obiettore (consultorio familiare o medico di fiducia) e sottoscritto dalla donna. La legge invita a soprassedere per 7 giorni. Mentre per una interruzione volontaria di gravidanza dopo i 90 giorni la volontà della donna è necessaria, ma non è sufficiente. E’ anche definita, più propriamente, interruzione terapeutica della gravidanza.

Terminate le dovute precisazioni, in merito all’utilizzo di termini appropriati circa una materia così delicata, Silvio Viale e Viola Liberale si sono soffermati sul problema più spinoso quando si parla di aborto, cioè l’obiezione di coscienza.

All’Ospedale Sant’Anna circa il 60% dei ginecologi è obiettore di coscienza, ma tutti i medici sono tenuti all’assistenza in modo non giudicante, professionale e nel rispetto della dignità della persona. All’Ospedale Mauriziano, su 11 ginecologi, 6 sono obiettori di coscienza. Viola Liberale ha tuttavia rassicurato che anche quando, soprattutto nei turni estivi o notturni, in servizio figura un medico obiettore la donna gravida, intenzionata ad abortire, non viene assolutamente abbandonata a sé stessa o, peggio ancora, respinta.

Spesso si è imputato, come osservato tra le righe dal dott. Viale, alla Legge 194 il fatto che l’Italia sia un “paese per vecchi” e che le donne non partoriscano più. Il calo della natalità non è conseguenza negativa dell’entrata in vigore della Legge 194! Semplicemente, come sottolineato da Patrizia Celotto, le donne antepongono la propria realizzazione professionale alla creazione di una famiglia. Possono ora, grazie alle battaglie condotte dalle loro nonne e bisnonne, completarsi prima come singole persone e poi, successivamente, in funzione della prole.

Anche perché l’età favorevole alla maternità, secondo il dott. Viale, sarebbero i 25 anni! Difficilmente però, in quella fase della sua vita per problemi politici e sociali di ampio respiro che andrebbero trattati separatamente, una donna si trova nella condizione favorevole a diventare, ancor prima che madre, semplicemente moglie . . .

In chiusura vi ricordo che il prossimo appuntamento con il “Marzo delle donne 2014” in Cascina Roccafranca è previsto per giovedì 27 marzo, alle ore 20,45: UOMan. Come si può essere pari restando una donna e non diventando una UOMA? Spettacolo teatrale con Alice Sardi Rondana, Giulia Santabarbara, Francesca Pisano e Selene Baiano.

Lorenzo Beatrice

lorenzob@vicini.to.it

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