Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

La verità su La dolce vita, di Giuseppe Pedersoli

“Non è un film, è una maratona” tuonò Angelo Rizzoli,  con Giuseppe Amato subentrato al produttore De Laurentiis, a fronte delle quattro ore del girato originale de La dolce vita di Federico Fellini, (che saranno poi portate a 180 minuti).  Questo e altri aneddoti sulla genesi di una delle pellicole più iconiche del cinema italiano sono rivelati dal docufilm La verità su La dolce vita presentato in anteprima mondiale alla 77esima Mostra del Cinema di Venezia, per la regia di Giuseppe Pedersoli, e proiettato in questi giorni a Torino nella Sala 2 del Massimo.

 

Giuseppe Amato,  regista e produttore  di opere come Umberto D. e Francesco Giullare di Dio, mentore di  Eduardo e Peppino De Filippo, fu conquistato dal copione de La dolce vita, tanto  da voler fortemente la realizzazione del film su cui si giocò il patrimonio e la reputazione. Giunto in possesso di lettere e documenti di famiglia, Giuseppe Pedersoli, figlio del mitico Bud Spencer e  nipote di Amato, decide di organizzare parte del materiale in un racconto filmico, a cui seguirà presto una pubblicazione. La forma scelta è quella del docufilm, in cui gli spezzoni d’epoca  e le testimonianze di sua madre Maria Amato, di Giovanna Ralli, Sandra Milo, Valeria Ciangottini, oltre alle interviste d’archivio a Fellini, Mastroianni, Bernardo Bertolucci, Vittorio De Sica,  Dino De Laurentiis – sono collegati da parti recitate, in specie quelle interpretate dall’attore Luigi Petrucci nel ruolo del protagonista. Di cui scopriamo il senso scaramantico della vita, da buon napoletano, come rivela Pedersoli. Devoto a Padre Pio, il nonno prima dell’inizio della lavorazione del film andò a consulto da lui, che lo incoraggiò: “Vai e fai La dolce vita.” Curiosamente il film fu poi osteggiato dal mondo ecclesiastico, “nonostante  Pasolini stesso dicesse del film che era un film cattolico”.

Il varo della lavorazione avviene su una sceneggiatura solo imbastita, Mastroianni imposto da Fellini in quanto proprio attore-feticcio, in vece della star hollywoodiana Paul Newman, che De Laurentiis avrebbe preferito. Uscito nel 1960, il film – che come immaginabile sforò del doppio il budget previsto – ebbe un insperato successo di pubblico e di critica, vinse la Palma d’oro a Cannes, coprendo con le sole prime settimane di programmazione i costi sostenuti. 

Una curiosità: le immagini di Roma che hanno fatto sognare generazioni di cinefili, furono girate  a Cinecittà con San Pietro, Fontana di Trevi e Via Veneto ricostruite in studio. Come dichiara Bertolucci nel film, con La dolce vita Fellini “non aveva rappresentato un mondo: lo aveva inventato”.

In programmazione al Cinema Massimo

Voto: 8/10

Anna Scotton

annas@vicini.to.it

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