Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

L’Assessore Marco Giusta a Vicini

Da alcuni mesi alcuni ragazzi, studenti del Liceo Majorana, fanno parte della nostra redazione all’interno del progetto scuola-lavoro: due di loro, Rebecca e Vincenzo, hanno intervistato, di persona e con l’ausilio di riprese video, l’Assessore Marco Giusta della Città di Torino.

Un’intervista che si è trasformata in un dialogo.

Il luogo è quello della sede dell’assessorato in Via Corte d’Appello a Torino. Presentazioni di rito e via con la prima domanda da parte di Rebecca e Vincenzo:

Quali sono i progetti della nuova Amministrazione Comunale per i ragazzi della nostra età?

E’ qui che la prima risposta di Giusta vira subito verso il dialogo:

Buongiorno sono Marco Giusta l’Assessore per le Pari Opportunità. Quale è la vostra età?”

“Sedici anni”, rispondono Rebecca e Vincenzo

Prosegue Giusta: “Innanzitutto Torino è sempre stata una delle città più avanzate per quando riguarda le politiche per i giovani. Negli annmvi_8712-00_00_05_20-immagine002i passati è stato fatto un grande lavoro per questo e sono stati sviluppati parecchi progetti molto invidiati a livello nazionale.

Negli ultimi tempi ci sono stati degli scollamenti relativi a queste politiche che sono state spacchettate e suddivise tra i vari assessorati, ma attualmente si sta cercando di riunirle per avere la possibilità di renderle più efficienti.

Molte sono le novità, tra le quali vale la pena citare l’ampliamento dell’offerta sportiva, e per coloro che compiono 18 anni viene ora elargita una tessera che dà la possibilità di accedere ad alcune iniziative per provare nuove esperienze.

La filosofia adottata è quella di aprire più porte in modo da dare la possibilità di avere più esperienze, e iniziare a mettersi in gioco per scoprire quali sono le proprie tendenze. In realtà il tema grosso per i ragazzi della vostra età, è quello di guardare al futuro con speranza e non con disaffezione. In effetti il rapporto che i giovani hanno con le amministrazioni non è molto immediato, la difficoltà di accedere ad esempio a mutui, la difficoltà di potersi affacciare al mondo del lavoro. Probabilmente voi sarete più poveri dei vostri genitori, avrete meno possibilità di quelle che hanno avuto loro, e la differenza importante la fanno i titoli di studio e la voglia e la necessità di crearsi dei percorsi culturali, di esperienza, che permettano di affrontare un domani il mondo del lavoro.

Ed il tema del lavoro deve essere connesso alla progettualità. Avere molte esperienze alle spalle, dà la possibilità di avere poi una idea più chiara di quello che possiamo fare nella vita.

La cosa bella sarebbe che tutti i giovani possano porsi questa domanda ed una volta trovata la riposta possano seguire questa loro vocazione, in modo che si sentano soddisfatti a livello personale sino in fondo.

Sul territorio l’Università, il Politecnico e gli Istituti professionali, sono in grado di dare queste risposte.

Ad esempio una iniziativa come I giovani per Torino, una sorta di volontariato civico, nata sotto le Olimpiadi, in cui i giovani danno la loro disponibilità e poi vengono chiamati in base alle esigenze della città, fanno da supporto a questi enti ed in cambio ricevono la possibilità di sperimentarsi e conoscersi, ed acquisire una formazione. Non ultima la volontà della amministrazione di inserire a curricula i servizi di volontariato, per fare in modo che questo sia un valore aggiunto al momento della ricerca di un lavoro.”

Rebecca pone la seconda domanda:

Come interpreta le Case del Quartiere e quale ruolo possono avere i giovani in questo ambito?

Marco Giusta: “Cerco di essere il più sintetico possibile e il più sibillino possibile, in modo che non si capisca quale sia il reale impegno dell’Amministrazione. Non posso dire che vorrei una Casa di Quartiere in ogni quartiere. Le Case di Quartiere sono una pregevolissima iniziativa che le precedenti amministrazioni hanno saputo creare, e che la cittadinanza ha saputo interpretare con un livello di partecipazione molto importante.

Una Casa del Quartiere non si apre dal nulla, si apre quando c’è un territorio caldo, e la nascita di una casa di quartiere diventa un luogo per discutere, per ragionare, un luogo critico nei confronti della amministrazione, e in cui si misura la vicinanza e la lontananza di questa dal territorio.

Aprire degli spazi dove i cittadini, si confrontano, discutono, costruire percorsi di aiuto reciproco, creare piattaforme di solidarietà, quello che per me è importantissimo.

Quando abbiamo costruito il programma in modo particolare alle tematiche legate ai giovani ci siamo resi conto che si pensa ai giovani come bambini che stanno crescendo o adulti che non sono ancora formati, ma i giovani hanno bisogno di politiche per i giovani in questo momento, non in futuro.

La politica per i giovani va costruita insieme ai giovani. La parola d’ordine che abbiamo ricevuto, è di armonizzare i servizi del Comune alle reali esigenze del mondo giovanile.

Ad esempio stiamo facendo una ricerca finanziata dall’ANCI, in cui verranno fatti dei questionari per capire dove i giovani vanno a cercare le informazioni, ed in questo modo l’amministrazione dovrà adeguarsi per fare arrivare le informazioni, tramite questo modo nuovo di fare ricerca. Questo farà sì che sarà più facile raggiungere coloro che ad esempio sono in cerca di occupazione e di lavoro.

Case del Quartiere e Centro di Orientamento Giovanile, sono fisicamente degli spazi dove si può coniugare questa richiesta.”

Vincenzo pone la terza domanda:

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L’Assessore alle Pari Opportunità Marco Giusta

Parlando di migranti, e il fatto che ci siano molti migranti che spesso non sono accompagnati dai genitori, come si muoverà la città di Torino nei loro confronti?”

Marco Giusta: “Torino è da sempre una città di immigrazione, i giovani di ora sono abituati a vivere in una città multiculturale, sono abituati al fatto che nelle loro classe ci sono compagni di diverse etnie, e quindi a differenza degli adulti che hanno ancora lo stereotipo del diverso, della diversità religiosa, i ragazzi hanno rapporti stretti di amicizia con i loro compagni, e hanno sicuramente una marcia in più molto molto forte.

Torino è stata una città industriale, ha fatto un grosso investimento culturale, ma in questo momento secondo me non ha ancora una identità chiara, e la speranza è quella di vedere una città che diventa una unione di tutte le varie culture che in essa vivono e che in essa sono rappresentate giorno per giorno, in una unica identità culturale. Non si cancella il patrimonio storico della cultura piemontese, ma al contrario, quella e tutte le altre espressioni culturali devono essere salvaguardate allo stesso modo.”

Rebecca termina l’intervista chiedendo quali sono le iniziative per i giovani dei quartieri Lingotto e Santa Rita.

Marco Giusta: “Vi giro la domanda: voi quando uscite la sera dove andate?”

Rebecca e Vincenzo: “O in centro o nella nostra zona Santa Rita, e si tende ad andare dove ci sono locali aperti”

Marco Giusta: “Quello che possiamo vedere è che i luoghi più affollati sono poi in definitiva, San Salvario, Piazza Vittorio, il Quadrilatero. Nelle periferie non ci si va perché ci sono gli spazi ma mancano i locali, e si sta lavorando perché questo possa avvenire, per aprire degli spazi anche in altri luoghi della città. L’esempio dovrebbe venire dalle grandi città europee dove questi spazi ci sono e sono frequentati.”

Ecco alcuni momenti dell’intervista nel montaggio video di Angelo Tacconi.

Vogliamo scusarci con in nostri lettori, poiché a causa di un problema tecnico l’audio del video è di bassa qualità.

Rebecca April Pontorno, rebeccaap@vicini.to.it

Vincenzo Paratore, vincenzop@vicini.to.it

con la collaborazione di

Angelo Tacconi , loris@vicini.to.it

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