Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Palazzo del Lavoro, siamo al termine della telenovela?

Dopo anni di infinite discussioni di progetti, di proteste, di proposte alternative, la struttura che nel frattempo continua inesorabilmente la sua lenta agonia verso un vicino punto di non ritorno, sembra finalmente avere un futuro.

Il salvataggio di questo monumento al genio di Pier Luigi Nervi deve finalmente trovare uno sbocco.

Dopo un periodo di nuovo stop, sono arrivati nuovi investitori, il gruppo saudita Fawaz Alhokair attraverso Falcon Malls Italy ed è stato presentato un nuovo progetto che oltre alla galleria commerciale comprende anche un nuovo Museo della Tecnica.

Circa un anno fa, in un precedente articolo, avevamo lasciato il Palazzo del Lavoro di Torino e il suo complesso cammino verso la riconversione, fermi a causa dell’ultimo incendio che, a fine agosto 2015, aveva danneggiato la facciata orientale e parte dell’interno.

Dopo questo incendio l’amministrazione comunale, che era ancora guidata da Piero Fassino, aveva finalmente completato tutto  l’iter delle operazioni che avrebbero data alla proprietà, la società Pentagramma Piemonte formata per il 50% da Cassa Depositi e Prestiti sgr e per il restante 50% da Gefim, di iniziare la procedura di trasformazione dell’edificio. E nel frattempo era stato approvato l’accordo di programma che con una variante al piano regolatore, portava in aggiunta anche la realizzazione di un sottopasso al di sotto della rotonda di corso Maroncelli, auspicata fortemente dal confinante Comune di Moncalieri, data la mole di traffico in aggiunta al normale, che si sarebbe verificata.

Le elezioni successive amministrative del giugno 2016, che hanno insediato alla guida della città la nuova giunta pentastellata guidata da Chiara Appendino, avevano bloccato di fatto nuovamente  le speranze di trasformazione dell’edificio e dell’area, con la dichiarata contrarietà all’operazione della nuova amministrazione ed in particolare del suo assessore all’Urbanistica (e vice sindaco) Guido Montanari.

Nel frattempo il gruppo olandese Corio, che aveva portato avanti il suo progetto, vista la situazione ha pensato bene di defilarsi.

A seguito di una delicata trattativa con la proprietà arrivano infatti nuovi investitori, i sauditi Fawaz Alhokair che, attraverso Falcon Malls Italy, in Italia stanno attualmente gestendo alcune importanti operazioni in particolare a Cascina Merlata a Milano e nelle ex aree Falck a Sesto San Giovanni.

A questo punto, per evitare che la struttura nel giro di poco diventi un monumento all’incapacità gestionale, il Comune dà il via libera alla trasformazione, modificando parzialmente la sua posizione negativa e barattando in cambio un progetto rivisto e uno spazio di 4.000 mq da destinare a un nuovo museo celebrativo della tecnica piemontese, che raccoglierà reperti conservati al Politecnico di Torino e nell’Archivio scientifico dell’Università di Torino che dovrà lasciare l’ex Manifattura Tabacchi.

Nel progetto, sviluppato da Echo Architecture, i numeri raccontano di un centro commerciale da 28.000 mq in cui troveranno posto 117 negozi e che nelle previsioni dovrebbe essere meta di 5,5 milioni di visitatori all’anno. L’offerta sarà di alta gamma e, all’interno dei 640.000 mc di Palazzo del Lavoro, realizzerà gallerie commerciali e il nuovo museo distribuiti su tre livelli. Sottostante nell’interrato saranno ricavati 1.550 posti auto accanto ad aree di servizio per il carico e lo scarico delle merci.

Il disegno dell’area esterna, oggi chiusa e con molto verde, ha subito alcune modifiche che hanno portato in particolare alla preservazione del verde esistente. I 4.000 mq del nuovo museo della Tecnica si troveranno al di sopra delle gallerie commerciali.

La vicinanza  di molti altri centri commerciali, tra cui la vicinissima 8 Gallery del Lingotto, il cui ricorso bloccò per la prima volta il progetto di trasformazione, il mastodontico Le Gru di Grugliasco, il nuovissimo Settimo Cielo di Settimo Torinese e Mondojuve nella vicina Nichelino, e che propongono prodotti di livello inferiore rispetto a quelli che dovrebbe gestire il nuovo centro di via Ventimiglia, non vengono per questo motivo, considerati concorrenziali.

La cosa più importante in ogni caso, di questo progetto, rimane quella di riuscire a conservare un eccezionale monumento architettonico, ammirato in tutto il mondo,  del genio creativo di Pier Luigi Nervi, uno dei maggiori artefici di architetture strutturali nel panorama internazionale del Novecento.

 

Angelo Tacconi

loris@vicini.to.it

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