“A volte la tua gioia è la fonte del tuo sorriso, ma spesso il tuo sorriso può essere la fonte della tua gioia.” (Thich Nhat Hanh)

 

Referendum: sì, no…non lo so

Essere chiamati a votare un referendum confermativo non è cosa frequente. Oltre al padre di tutti i referendum, quello sulla forma istituzionale della Stato, dove i cittadini furono interpellati per la scelta fra repubblica e monarchia, l’unico approvato (uno su 3) rimane quello sulla riforma del Titolo V della Costituzione che ridefiniva le materie rientranti nella potestà legislativa delle Regioni.

Referendum confermativo: infatti la legge Costituzionale da confermare è stata approvata dai due rami del Parlamento, in particolare, a Montecitorio da una maggioranza larghissima, 553 sì. La caratteristica peculiare di questa forma di “chiamata”, è che non esiste il “quorum” che determina la validità o meno dei risultati. Questo non significa che i parlamentari non possano oggi cambiare idea. Neppure qualora si esprimessero in difformità rispetto ai programmi in base ai quali sono stati eletti: infatti non esiste, secondo la nostra Costituzione, il vincolo di mandato.

Cosa andiamo a votare? Contrariamente a precedenti riforme costituzionali questa riguarda un limitato numero di articoli.

Nell’art. 56 Cost. si specifica che il numero dei seggi dipende dal numero di abitanti della Repubblica diviso seicentodiciotto, il numero magico che, secondo i Padri Fondatori doveva garantire un numero di seggi proporzionale alla popolazione in ogni circoscrizione. Nell ’art. 57 Cost. viene indicato il numero minimo di senatori per ogni regione (sette, eccetto il Molise che elegge due senatori e la Valle d ’ Aosta che ne elegge uno). Nell ’art. 59 Cost. infine, si regolamenta il titolo di senatore a vita, che può essere assegnato all ’ex Presidente della Repubblica e a cinque cittadini che abbiano dato lustro alla Patria con altissimi meriti sociali, scientifici e artistico letterari.

Secondo la norma approvata si ridurrebbe il numero di parlamentari da 945 a 600 complessivi (da 630 si passerebbe a 400 deputati e da 315 a 200 senatori elettivi). I senatori a vita sarebbero limitati a 5. Inoltre si prevede che nessuna Regione o Provincia autonoma possa avere meno di 3 senatori (salvo per Molise  e Valle d’Aosta che rimangono nella situazione attuale).

Modifiche sono anche previste per la rappresentanza del cittadini all’estero, che si riduce del 33%.

Quali conseguenze comporta il voto? Cambierebbe il rapporto numerico tra parlamentari e cittadini; e, di conseguenza, occorrerà rivedere la legge elettorale e l’attribuzione dei parlamentari ai vari collegi elettorali. Si parla anche di una riduzione dei “costi della politica” che tuttavia rimangono difficili da valutare. Entrambe le posizioni comportano poi vari impatti di natura politica, di cui, tuttavia, spetta alla Politica allertare gli elettori.

Si percepisce, di questa tornata elettorale, un notevole disorientamento degli elettori. Non è escluso che molti scelgano una terza opportunità: la scheda bianca (o annullata) che potrebbe essa stessa rappresentare perlomeno un dato statistico significativo. E non è come “andare al mare”, come in passato accadeva che qualche politico interessato suggerisse.

Gianpaolo Nardi

gianpaolon@vicini.to.it

con la collaborazione di Elisa Versino

 

 

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