“La gente è affamata d’amore perché siamo troppo indaffarati, aprite i vostri cuori oggi, nel giorno del Signore risorto, e amate come non avete mai fatto” (Madre Teresa di Calcutta)

 

“La condanna” di Walter Veltroni

Un viaggio nella memoria collettiva per comprendere il presente

Nel suo ultimo romanzo La condanna, Walter Veltroni intreccia storia e attualità attraverso il viaggio di Giovanni, un giovane giornalista in erba che si confronta con la complessità del passato per riflettere sul presente. La narrazione, che unisce l’indagine personale e l’impegno civile, ci offre una lettura profonda di tematiche che attraversano la storia italiana e si riverberano nella società contemporanea.

Giovanni ha ventiquattro anni e un sogno: affermarsi come giornalista, nonostante le difficoltà che il mondo dell’informazione oggi comporta. Inizia uno stage in una redazione giornalistica, ma l’entusiasmo iniziale è presto smorzato dall’ambiente grigio e demotivato che lo circonda. Tra colleghi cinici e una crisi editoriale che sembra inarrestabile, Giovanni si ritrova intrappolato in un mondo che non gli permette di esprimere pienamente le sue potenzialità.

La svolta avviene quando Sergio Fabiani, caposervizio della cultura e mentore di Giovanni, gli assegna la stesura di un articolo su un caso storico dimenticato: il linciaggio di Donato Carretta, direttore del carcere di Regina Coeli, avvenuto nel settembre del 1944. La figura di Carretta, colpevole soltanto di aver obbedito agli ordini del regime, fu vittima della rabbia di una folla assetata di vendetta, che, nel clima convulso del dopoguerra, lo picchiò a morte e gettò il suo corpo nel Tevere.

Questa vicenda, apparentemente lontana, diventa per Giovanni un’occasione di riflessione profonda su sentimenti che, a distanza di ottant’anni, sembrano non aver perso la loro forza distruttiva. Il giovane ripercorre i luoghi di Roma legati a quell’evento, dal Palazzo di Giustizia al carcere di Regina Coeli, immergendosi in un passato che si scopre tutt’altro che sepolto.

Il romanzo di Veltroni è fortemente caratterizzato dalla figura di Sergio Fabiani, il caposervizio della cultura che assume il ruolo di mentore per Giovanni. Fabiani è un uomo esperto, che vede in Giovanni non solo un giovane promettente, ma anche una possibilità per tramandare la passione per il giornalismo e la ricerca della verità. Grazie alla guida di Fabiani, Giovanni inizia a confrontarsi con il valore dell’indagine giornalistica e della memoria storica, elementi che diventano chiave per la sua crescita personale e professionale.

Giovanni, da parte sua, è un personaggio che incarna la speranza e il disincanto della gioventù. All’inizio del romanzo è un ragazzo entusiasta, ma ingenuo, che si scontra con una realtà professionale fatta di apatia e cinismo. La scoperta del caso Carretta e l’opportunità di approfondire un fatto storico tanto tragico quanto dimenticato riaccendono in lui la voglia di mettersi in gioco, non solo come giornalista, ma anche come cittadino consapevole delle dinamiche sociali che ancora oggi influenzano la società.

La condanna è molto più di un thriller storico: è una riflessione sulla violenza sociale e politica che attraversa la storia e che, sebbene cambi forma, resta presente anche nel nostro tempo. Veltroni usa la storia di Donato Carretta per parlare di sentimenti antichi e sempre attuali: l’odio, la rabbia collettiva, il bisogno di trovare capri espiatori. Attraverso le ricerche di Giovanni, Veltroni mette in luce come la giustizia sommaria e la violenza del linciaggio, che hanno segnato le pagine buie del dopoguerra, si ripropongano oggi sotto nuove forme, come le aggressioni verbali sui social media e le campagne d’odio digitali.

Il parallelo tra la rabbia della folla del 1944 e l’ostilità che oggi anima le piazze virtuali è uno degli aspetti più potenti del romanzo. Veltroni ci invita a riflettere su come certi sentimenti non siano stati superati, ma si siano solo trasformati in modi diversi di esprimere lo stesso rancore collettivo.

Veltroni adotta uno stile narrativo semplice, ma incisivo, che riesce a mantenere viva l’attenzione del lettore pur affrontando tematiche complesse. La narrazione si muove con equilibrio tra il presente di Giovanni e la ricostruzione storica, offrendo spunti di riflessione che vanno oltre la mera ricostruzione dei fatti. Il romanzo invita il lettore a interrogarsi sul rapporto tra memoria e attualità, sul ruolo dei media nel modellare l’opinione pubblica e sul peso delle parole, capaci di alimentare l’odio o di ricercare la verità.

La struttura del romanzo è arricchita da descrizioni dettagliate dei luoghi di Roma, che diventano quasi protagonisti a loro volta: il Palazzo di Giustizia, il Regina Coeli, il lungotevere non sono solo sfondi, ma scenari che evocano un passato che sembra riaffiorare ad ogni passo del giovane protagonista.

La condanna di Walter Veltroni è un romanzo che ci offre uno sguardo profondo sul passato e sul presente, invitandoci a riflettere sulle dinamiche sociali che attraversano la nostra storia e la nostra vita quotidiana. Giovanni, con il suo percorso di crescita personale e professionale, rappresenta il simbolo di una generazione che cerca di fare i conti con un mondo complesso e spesso cinico, ma che non rinuncia alla speranza di comprendere e migliorare la realtà che la circonda.

Per chi cerca una lettura che coniughi intrattenimento e riflessione, La condanna è un testo imperdibile, capace di farci riflettere sulle dinamiche di potere e violenza che, da ieri a oggi, continuano a influenzare la nostra società.

Loredana Pilati

loredanap@vicini.to.it

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


*