“A volte la tua gioia è la fonte del tuo sorriso, ma spesso il tuo sorriso può essere la fonte della tua gioia.” (Thich Nhat Hanh)

 

Orti urbani. Il progetto Miraorti della Fondazione della Comunità di Mirafiori

Miraorti è un progetto sostenuto dalla Fondazione della Comunità di Mirafiori Onlus negli anni 2011 e 2012, proposto e realizzato da Isabella De Vecchi e Stefano Olivari.

Per i curiosi, è possibile leggere tutto quanto è stato realizzato sul ricchissimo blog http://miraorti.com/.

Poiché si tratta di un progetto articolato non è possibile raccontarlo qui integralmente. Quello che offriamo ai lettori di Vicini è una breve intervista a Stefano Olivari che crediamo trasmetta la sensibilità che ha ispirato il progetto.

Stefano, puoi spiegarmi brevemente il progetto Miraorti?

Il progetto è nato nel 2010 a partire dalla mia collaborazione con Isabella De Vecchi,  Vicepresidente della Fondazione Mirafiori, per accompagnare le trasformazioni urbanistiche e ambientali di Mirafiori Sud. Io ero all’epoca un neolaureato uscito dall’Ecole du Paysage di Versailles con unimmagine-41a tesi sull’area di Mirafiori Sud lungo il torrente Sangone. L’intesa è stata immediata e grazie al sostegno della Fondazione Mirafiori e della Fondazione CRT (attraverso il Master dei Talenti della Società Civile) nel mese di ottobre è cominciato il progetto Miraorti.

Quali sono a tuo avviso gli aspetti più innovativi del progetto?

Credo che l’importanza del progetto sia dovuta alla sua capacità di entrare nel quartiere. Quello che a priori era un progetto di ricerca di sostegno alla progettazione delle istituzioni, è diventato di fatto un progetto di ecologia urbana, animazione territoriale, didattica nelle scuole e riqualificazione di piccole porzioni di quartiere attraverso il coinvolgimento dei cittadini. Questo aspetto, unito all’accuratezza grafica del progetto e l’utilizzo di un blog come diario di bordo in cui la ricerca e tutte le attività sul campo sono state raccontate passo passo, hanno costituito buona parte del successo di Miraorti.

Hai l’impressione che gli abitanti di Mirafiori considerino gli orti spontanei e gli orti regolamentati (a Mirafiori Sud molto più numerosi rispetto alla maggior parte delle altre circoscrizioni) una ricchezza da preservare e far crescere?

Sì, gli orti urbani sono una vera caratteristica identitaria del quartiere (da qui viene anche il nome del progetto Miraorti – che gioca sul nome del quartiere e con l’idea di tornare a guardare gli orti, rimetterli al centro di una visione del territorio) a cui gli abitanti sono molto legati. Nel quartiere, orti regolamentati e orti spontanei sono poco meno di un migliaio. Questi orti raccontano la storia recente dell’Italia, le migrazioni, il boom economico e la necessità per molti operai di trovare un antidoto per sfuggire al binario fabbrica-appartamento. Reinterpretati in chiave moderna, gli orti a Mirafiori possono ancora rappresentare un’ enorme opportunità per il quartiere in termini di inclusione sociale, ecologia urbana e produzione agricola di prossimità.

Come paesaggista che ha lavorato per 2 anni a questo progetto così originale e innovativo quale è l’esperienza che ti ha arricchito di più?

Sicuramente il lavoro nelle scuole con i bambini, una cosa che mai avrei pensato di fare nella vita, ma che è stata una delle attività più preziose e soddisfacenti. Un altro regalo molto bello è stato il lavoro di Giuseppe Moccia, talentuoso fotografo romano, che ha fatto uno splendido lavoro di reportage utilizzando una tecnica complicata come il banco ottico sugli orti di Mirafiori e i suoi ortolani lungo un intero anno. Un lavoro poetico, commovente e di altissima qualità.

Come ti immagini che il progetto possa continuare ora che la tua borsa di studio si è conclusa?

Penso che gran parte del progetto di accompagnamento si sia concluso, ed è giusto così perché se un progetto di accompagnamento dura troppo a lungo vuol dire che c’è qualcosa che non funziona. Miraorti ha prodotto un quadro d’insieme a livello di piano d’area chiamato Parco Agricolo del Sangone all’interno del quale, grazie al percorso partecipativo, si sono sviluppati 5 scenari: orti regolamentati, orti spontanei, Parco Piemonte, agricoltura sostenibile e sponde fluviali. Ora il passaggio decisivo sarà passare alla fase attuativa, ma penso ci siano buone possibilità: gli orti regolamentati sono già in fase di cantiere e la delibera TOCC (Torino Città Coltivabile) fa ben sperare per buona parte delle soluzioni proposte. E poi in generale bisogna dire che Torino è una città molto ricettiva su queste tematiche, soprattutto se paragonata con il panorama nazionale. Insomma, sono ottimista!

 Contributo da Silvia Cordero di Fondazione Mirafiori