Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

La gestione dei rifiuti a Torino: aspetti ambientali e sostenibilità economica

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A che punto siamo con la raccolta differenziata?

La raccolta si suddivide in diversi bacini dell’area metropolitana: di questi, Torino città rappresenta la metà dei volumi trattati.

Una legge nazionale del 2006 (“Norme in materia ambientale”) stabiliva l’obiettivo di raccolta in regime differenziato di “almeno il 65% entro il 31 dicembre 2012”: molti Comuni italiani si erano attivati per almeno tendere a tale obiettivo, Torino tra questi. Ma da alcuni anni questo processo virtuoso si è arrestato: ad oggi siamo a fermi a poco più del 42%. Il motivo: raggiungere un obiettivo implica effettuare degli investimenti.

Pro Natura ne denuncia come causa quello che appare come un conflitto di interesse tra Comune e gestore del servizio.

TRM S.p.A. è una società a capitale misto: l’80% delle azioni sono detenute da TRM V. S.p.A. ed il 20 % delle azioni sono detenute da soci pubblici. Fra i soci pubblici si evidenzia la partecipazione del Comune di Torino (che detiene circa il 18% delle azioni).

Una Società per azioni, non ha il compito di perseguire gli interessi dei cittadini-soci, ma quello degli azionisti. E la Società ricava quando il conferimento avviene nel modo più massiccio possibile (vedi nota a fondo pagina)

La particolare situazione di conflitto di interessi è alimentata anche dal fatto che TRM ha il compito non solo della raccolta ma anche dello smaltimento. Inoltre, una quota rilevante dei ricavi (21, 35% – fonte bilancio TRM) è costituita dai “certificati verdi” accreditati dall’autorità competente (il Gestore dei servizi Energetici GSE) e trasferiti (in vendita) a IREN.

Si tratta di certificati che corrispondono ad una certa quantità di emissioni di CO2: se un impianto produce energia emettendo meno CO2 di quanto avrebbe fatto un impianto alimentato con fonti fossili (petrolio, gas naturale, carbone ecc.) perché “da fonti rinnovabili”, il gestore ottiene dei certificati verdi che può rivendere (a prezzi di mercato) a industrie o attività che sono obbligate a produrre una quota di energia mediante fonti rinnovabili, ma non lo fanno o non possono farlo autonomamente.

In altri termini, l’energia prodotta con la trasformazione dei rifiuti è considerata come prodotta da fonti rinnovabili, costituendo un titolo negoziabile. E dallo scorso anno la società TRM risulta soggetta a direzione e coordinamento proprio da parte di Iren S.p.A. I certificati verdi si calcola siano venduti a circa tre volte il costo di produzione.

Ma non è la stessa cosa che produrre energia eolica o solare: si tratta di materiali, in origine stabili, che subiscono una trasformazione. Chimicamente, quello che esce è pari a quello che entra, buono o cattivo che sia.

Il ddl “Sblocca Italia” del 2014 aveva aumentato la capacità di smaltimento a 550 tonnellate (da 350 circa) ma senza fornire alternative circa le modalità. Ulteriore regalo ai gestori dell’inceneritore.

La spesa per la raccolta oggi è 118 milioni; aumentando di 2 punti la raccolta differenziata, dal 42-43% al 45%, il risparmio (si calcola ) sarebbe di 11 milioni.

Opportunità in tal senso ce ne sarebbero: secondo Pro Natura con il trattamento meccanico fatto a monte il risparmio arriverebbe a 45 milioni. Inoltre la raccolta porta a porta attuale non risponde al principio del “Chi inquina paga”, ossia la tariffazione del servizio applicata in base alla “produzione” del rifiuto più inquinante (il secco non riciclabile). Criterio che spingerebbe i cittadini ad impegnarsi nella raccolta differenziata.

Cosa si può fare? Lavorare sui contratti di conferimento. Con la difficoltà che quello in essere con AMIAT (per il Consorzio di bacino 18) è un contratto ventennale, ed altrettanto vincolante è il contratto di servizio con IREN.

Insomma, c’è il rischio che per raggiungere il sospirato 65% dovremo aspettare il 2020 come prevedono le norme attuali in vigore. Sempre che in vista dell’obiettivo qualcosa cambi.

Ci sarebbe poi il tema del riciclaggio dei rifiuti, ma questo è un altro capitolo.

Nota La redditività del capitale proprio TRM (ROE, Return on Equity, quello che interessa agli investitori, n.d.r.) è stato del 13% nel 2014, 32% nel 2015, 4% nel 2016.

Il Risultato operativo (ROS, Return on Sales, che esprime la redditività delle vendite) è stato del 27%, 20%, 6% nel 2014, 2015, 2016 rispettivamente)

Parametri economici di tutto riguardo per una grande azienda, se si eccettua l’ultimo periodo. Che non preoccupa, poiché l’Azienda ha comunicato che il peggioramento dei valori degli indicatori reddituali, fra il 2016 ed il 2015, è una conseguenza diretta della ridotta operatività del termovalorizzatore a seguito del ripetuto rilevamento di tracce di mercurio, dovute a “conferimenti indebiti” contenenti impurità. Il sistema di supervisione è programmato per interrompere in questi casi l’alimentazione sulla linea interessata. Su questo quindi possiamo dare atto che le difesa dell’ambiente è perseguita.

Gianpaolo Nardi

gianpaolon@vicini.to.it

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