Là dove il Po dilaga e si apre al mare, e acqua, fango e condizioni climatiche avverse hanno indurito la pelle e il cuore di chi abita quel territorio, Osso (Luigi Lo Cascio) e la sorella Nina svolgono il ruolo di guardie ittiche volontarie. Nelle loro perlustrazioni scoprono le carcasse di numerosi pesci: verrebbe da pensare agli sversamenti chimici delle fabbriche , ma i responsabili si rivelano essere una comunità di pescatori slavi insediatisi nella zona i quali, invece che reti, utilizzano scariche elettriche per uccidere i redditizi storioni e pesci siluro. Mentre di questa pratica si giova sottobanco un ristoratore della zona, tra Elia (Alessandro Borghi), emiliano d’origine, che rientrato dalla Romania ha trovato nei pescatori di frodo una famiglia, e l’ambientalista Osso esploderà il conflitto.
Con Delta il regista ha cercato di percorrere strade narrative meno usuali per il cinema italiano odierno, così come nella scelta dell’ambientazione geografica. La sceneggiatura accurata induce lo spettatore a considerare le ragioni ora dell’ uno ora dell’altro protagonista, senza schierarsi; nel contempo fa interrogare sull’approccio ideologico con cui il tema della costruzione del nemico e della fatica a empatizzare con “l’altro”, è stato affrontato nel nostro Paese ultimamente. Il duo Borghi- Lo Cascio, dominato dal carisma e dalla naturalezza recitativa del primo, mette in scena uno scontro di caratteri definiti anche pensando ai pistoleri rivali del film Pat Garrett e Billy Kid di Sam Peckinpah. Vannucci conduce dentro “un racconto popolare” dall’atmosfera sulfurea, gotica e quelli che l’autore definisce come “luoghi emotivi” di terre selvagge sono resi con campi lunghi e inquadrature dall’alto di grande efficacia, merito della fotografia di Matteo Vieille Rivara.
In linea con la scelta di “eventizzare” la visione per riportare gli spettatori al cinema dopo il Covid, il 26 marzo hanno accompagnato Delta all’Ambrosio di Torino Alessandro Borghi, Luigi Lo Cascio e il regista: alla sala felicemente overbooking, Michele Vannucci ha raccontato che il film nasce dalle storie che gli sono state narrate intorno al fiume, alcune delle quali gli sono “rimaste addosso”. Interrogati i protagonisti in merito al lavoro sul set, Borghi ha confermato ancora una volta di non aver seguito “ l’approccio tecnico” affidandosi alla sceneggiatura e al regista: l’ amicizia fraterna e la stima nei confronti di Vannucci sono avvalorate dall’impegno assunto dall’interprete di Elia anche come coproduttore al film.
A Lo Cascio, invece, la lavorazione ha dato modo di lasciarsi andare, nei panni di Osso, a un’inaspettata rottura degli argini emotivi in una vicenda esemplare di violenza, diversità, paura dello straniero e reati ambientali. “È la fotografia dell’Italia, quello che accade lì ci riguarda tutti”, ha dichiarato.
Con: Alessandro Borghi, Luigi Lo Cascio, Emilia Scarpati Fanetti, Greta Esposito
Nelle sale torinesi
Voto: 8/10
Anna Scotton
annas@vicini.to.it
Lascia un commento