Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Rita Dalla Chiesa al Centro Congressi dell’Unione Industriale

Rita Dalla Chiesa è una donna di carattere. E’ emerso con chiarezza alla presentazione dell’autobiografia “Mi salvo da sola” (ed. Mondadori), che ha chiuso il Ciclo dei Caffè Letterari 2019 dell’Unione Industriale di via Fanti 17. Il dialogo con il giornalista de La Stampa Alberto Infelise ha messo in luce dettagli meno noti della sua vita, che forse non tutti sanno essere strettamente connessa a Torino: da quando visse una giovinezza blindata nella caserma di via Cernaia e la sua fame di libertà si scontrava con un quotidiano fatto di “carri armati, autoblindo e uomini in divisa” agli ordini del padre, i quali la riacciuffarono ad un tentativo adolescenziale di fuga da casa.

La primogenita del generale Alberto Dalla Chiesa ha avuto una giovinezza ribelle: sedicenne coltivò con determinazione un flirt con Bruno Lauzi incontrato durante le vacanze a Bardonecchia, nonostante l’opposizione paterna alla relazione “con un cantante”. Ed è ancora nella nostra città che il generale Dalla Chiesa, negli anni ‘70 divenne l’emblema della lotta contro le Brigate Rosse, fondando “il nucleo speciale di polizia giudiziaria”, per essere successivamente promosso generale di divisione, coordinatore delle Forze di Polizia e degli Agenti Informativi con poteri speciali per la lotta contro il terrorismo.

Sempre a Torino, il 19 febbraio ‘78, la moglie Dora, compagna per 40 anni, dalla prima giovinezza alla stagione dello scontro feroce con gli esponenti della lotta armata, morì d’infarto. Il suo cuore non aveva retto alla tensione cui la famiglia era sottoposta tanto che il cappellano la ricordò come «la vittima più silenziosa del terrorismo».

Rita Dalla Chiesa è anche la donna indomita che ai funerali del genitore ucciso a Palermo fece togliere via dalla bara la corona della Giunta regionale Siciliana per mettere la bandiera italiana, il berretto e la sciabola del padre: gli unici simboli degni di accompagnare l’ultimo viaggio di un servitore dello Stato tradito dalle complicità di una politica ipocrita e assassina.

Rita Dalla Chiesa non nasconde la propria commozione perchè, nelle stesse ore in cui stava venendo a Torino all’appuntamento con la platea di via Fanti, è stata informata che una delle tracce della prova di maturità di quest’anno aveva per oggetto la figura di Dalla Chiesa, trucidato da Cosa nostra con la seconda moglie Emanuela Setti Carraro. E’ un risarcimento alla Storia, e ai figli che non hanno mai smesso di celebrare la memoria del padre, in particolare  Nando, docente di Sociologia e Metodi di educazione alla legalità e Organizzazioni Criminali Globali, se agli studenti italiani è stato chiesto di elaborare una riflessione in merito alla drammatica vicenda, argomentando sui valori dell’antimafia alla luce di letture e conoscenze personali.

Rita Dalla Chiesa è, anche, un personaggio dello spettacolo, ma i cenni al legame famoso (con Fabrizio Frizzi) che fu bello e struggente come ogni amore perduto e da cui è impossibile prescindere, non sono stati privi di garbo e pudore.

Anna Scotton
annas@vicini.to.it

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