
In tempi come questi, dove l’ossigeno è latitante, i paesaggi inquietanti, le menti compresse e calpestate, cantare è un ritorno ad una delle più ataviche, semplici e genuine espressioni della vita, e il sano riappropriarsi di un patrimonio tra i più ricchi al mondo”.
Questo -più attuale che mai- scriveva Franco Lucà, nel 2000, quando aveva iniziato i corsi di canto popolare; la sede era la stessa di oggi, presso il FolkClub, da lui stesso fondato nel 1988, locale che oggi compie 35 anni, e che continua a tenere splendidi concerti “di nicchia”. Franco aveva trasmesso ad un gruppo – di cui molti a tutt’oggi fanno parte – l’amore per il canto popolare, gruppo che attualmente è guidato da sua figlia Giulia Jonica Lucà, con gli stessi princìpi: salvaguardare le tradizioni, i canti che nel passato hanno raccolto le vite dei nostri antenati. Canti di lavoro, canti di protesta, di maggio, d’amore, delle mondine, di emigrazione, antimilitaristi e di guerra, canti di resistenza.
E’ un modo bello di condividere e di “fare cultura”, di non disperdere la storia narrata in musica. Ed è anche un modo bello di stare insieme, di accettarsi, perché non importa molto chi ha più o meno voce, tutti insieme abbiamo una sola voce per conservare un patrimonio, che ancora oggi ci può arricchire e insegnare molto.
Angelo Tacconi
loris@vicini.to.it
Union des Amis Chanteurs
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