Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

FOIBE, oggi il “giorno del ricordo”

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Come scrive Giovanni Anfossi su Famiglia Cristiana “Oggi si celebra una delle grandi tragedie del Novecento: il massacro delle foibe e l’esodo dalmata-giuliano degli italiani decretato da Tito. Un evento che tramanda tante sofferenze che non va dimenticato nè strumentalizzato” (…) E’ un paradosso grottesco, ma l’Italia sta già dimenticando il “Giorno del ricordo”, la solennità civile in memoria delle vittime massacrate dai partigiani di Tito gettati nelle foibe e dell’esodo di istriani, fiumani e dalmati di origine italiana all’indomani della vittoria militare slava (ma i primi eccidi iniziarono già nel ’43). Questa giornata di grande intensità civile, destinata soprattutto ai giovani, è stata istituita da una legge votata dopo un lungo e tormentato iter da quasi tutti i partiti nel 2004 (esclusa Rifondazione Comunista), in coincidenza con il trattato di pace del 10 febbraio 1947 tra Italia e Jugoslavia che ridisegnava i confini dei due Paesi.”

Cossiga alla foiba di Basovizza

Secondo gli storici Raoul Pupo e Roberto Spazzali le vittime in Venezia Giulia, nel Quarnaro e nella Dalmazia sono comprese tra le 3 000 e le 5 000 (comprese le salme recuperate e quelle stimate, nonché i morti nei campi di concentramento jugoslavi). Altre fonti invece fanno salire questo numero fino a 11 000. Numero che secondo Raoul Pupo si può raggiungere soltanto conteggiando anche i caduti che si ebbero da parte italiana nella lotta antipartigiana.

In ogni caso un dramma di dimensioni enormi che non va dimenticato.

Al massacro delle foibe seguì l’esodo giuliano dalmata, cioè l’emigrazione più o meno forzata della maggioranza dei cittadini di etnia e di lingua italiana dalla Venezia Giulia, dal Quarnaro e dalla Dalmazia, territori del Regno d’Italia prima occupati dall’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia del maresciallo Josip Broz Tito e successivamente annessi dalla Jugoslavia tramite i trattati di pace di Parigi del 1947.

L’emigrazione fu dovuta sia all’oppressione esercitata da un regime di natura totalitaria che impediva la libera espressione dell’identità nazionale, sia al rigetto dei mutamenti nell’egemonia nazionale e sociale nell’area e infine per la vicinanza dell’Italia, vicinanza che costituì un fattore oggettivo di attrazione per popolazioni perseguitate ed impaurite.

Nonostante il governo italiano si fosse a più riprese adoperato per fermare, o quantomeno contenere, l’esodo, si stima che i giuliani, i quarnerini e i dalmati italiani che emigrarono dalle loro terre di origine ammontino a un numero compreso tra le 250 000 e le 350 000 persone tra il 1945 e il 1956.

franco

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