Il Salone del libro anche quest’anno fa il pienone: richiama un sacco di gente, grandi lettori, editori, giornalisti, semplici curiosi, giovani impegnati. Quest’anno probabilmente il numero è stato incrementato dal “Luca Argentero Fans club”.
Sì perché il nostro Doc, insieme ad un nugolo di attori quasi spropositato, si è cimentato nella narrativa, con risultati che pare abbiano assai turbato la suocera.
In “Disdici tutti i miei impegni” lo stile è in effetti un po’ spinto, quasi a voler bilanciare l’aura di semi santità acquistata dopo due stagioni della serie televisiva più acclamata degli ultimi tempi; la parolaccia e l’autoerotismo a contraltare la pulizia morale dell’ineffabile dottor Fanti.
Mah, che dire? Ce n’era di bisogno? Uno passa anni della propria vita per accreditare la propria immagine al ruolo di fidanzato d’Italia, genero più ambito d’Italia, ultima fulgida stella della sanità pubblica e poi così, con un po’ di paginette infarcite di quello che Lucio Dalla con “Disperato erotico stomp” affrontò con molta più eleganza, ti giochi tutto? Stufo della nomea di bravo ragazzo, afferma proponendosi ora come bravo ragazzo che cerca di scrivere da cattivo ragazzo. Mixer mal riuscito ad altri prima di lui.
E con “Se chiudo gli occhi. Vita, amori e passioni di una pragmatica sognatrice” Claudia Gerini passa alla penna raccontandoci con la schiettezza che le sembra propria il suo percorso di vita e di carriera. Il personaggio è simpatico a prescindere, il racconto della propria vita spesso gratifica molto chi lo fa e molto meno chi lo legge e l’interesse voyeristico del pubblico per gli aspetti della privacy dei propri beniamini può spesso diventare un’arma a doppio taglio. Il paragone è improbabile, ma Greta Garbo insegna.
Oltre a loro si cimentano nella narrativa Chiara Francini, elucubrando sulla maternità; Luigi Lo Cascio raccontando storie in cui si parla di tutto: incontri, letture, persone, sogni; Lino Guanciale che cerca forse di far dimenticare con “Inchiostro” l’inguardabile ricciolo sulla fronte del Commissario Ricciardi; e Amanda Lear che riesuma la sua storia con Salvator Dalì e avrebbe forse potuto lasciarlo in pace là dove si trova.
E poi Nino Frassica, Denise Tantucci, Federica Pellegrini e compagnia bella. Il fenomeno è diffuso e quindi perché proprio gli attori non dovrebbero cimentarsi nella scrittura? Però essere attori è già un bel modo per esprimere sé stessi e forse fare i conti con i propri mostri interiori, questa sovraesposizione gioverà?
Giulia Torri
giuliat@vicini.to.it
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