“La gente è affamata d’amore perché siamo troppo indaffarati, aprite i vostri cuori oggi, nel giorno del Signore risorto, e amate come non avete mai fatto” (Madre Teresa di Calcutta)

 

Tina Modotti e Mimmo Iodice a Camera

Inaugurate nelle sale di Via delle Rosine le mostre d'autunno 2024

Il fascino dell’esistenza dell’artista udinese è rivelato dalla  mostra bella ed esaustiva Tina Modotti. L’opera, allestita nelle sale di via Delle Rosine fino al 2 febbraio 2025. I  300 scatti raccolti da Riccardo Costantini la descrivono compiutamente:  nata nel 1896, di famiglia operaia, emigrata negli Usa, ha attraversato alcuni momenti chiave del Novecento in otto Paesi diversi, parlando cinque lingue, essendo  attivista politica, combattente, traduttrice  e – soprattutto –  fotografa.  Nella sua breve vita (è morta a soli 46 anni) è stata una donna autonoma e libera, umana, attenta alla condizione degli ultimi, alle battaglie di riforma ed educazione, capace di istanze al femminile forti e attualissime, utilizzando la fotografia come “strumento di indagine e denuncia sociale”.

Da San Francisco, a 21 anni  si trasferisce a Los Angeles con il marito pittore e poeta Robo, in un contesto bohemien e ricco di stimoli intellettuali. Eclettica,  passa da un’arte all’altra: dipinge, posa, crea i suoi vestiti di scena,  recita in tre film, unica attrice italiana – insieme con la cantante Lina Cavalieri –a interpretare un ruolo da protagonista nel cinema muto americano.

Alla morte di Robo,  nel 1923 si trasferisce  a Città del Messico con Edward Weston, da cui apprenderà  l’arte fotografica. L’intento del suo lavoro è dichiarato nel manifesto Sulla fotografia (1929): realizzare immagini “oneste”, libere dalle pastoie dello stile,  puntando alla qualità e alla resa comunicativa. L’attività svolta in Messico fu un esempio di “etnografia”  sul campo: l’attenzione  al popolare, allo spettacolo, al divertimento “di strada”, la marionetta come metafora della  critica al potere precostituito. Gli scatti dedicati alle donne, le indie  della regione messicana di Tehuantepec,  dichiarano la centralità per l’artista del lavoro, della dignità femminile, della  maternità, in specie nell’intensità degli scatti dedicati ai bambini.

L’esposizione allestita nel 1929 nell’Atrio dell’Università Nazionale  viene definita dall’artista murale  Siqueiros “la prima mostra rivoluzionaria del Messico”: eccezionalmente  a Camera sono presenti 41 scatti certi sulle probabili 57/60 fotografie di allora. La documentazione di Modotti sull’arte muralista dà visibilità internazionale  agli artisti e alle campagne politiche che essi portano avanti con le loro opere.   La parentesi  del fotogiornalismo degli ultimi anni, in Europa nella guerra di Spagna, non la entusiasma: tornerà in centroamerica dove muore a  Città del Messico il 5 gennaio del 1942.

Per la seconda delle rassegne d’autunno, ancora fino al 2 febbraio 2025, la Projetroom di Camera ospiterà “Mimmo Jodice. Oasi”, a cura di Walter Guadagnini: in mostra, per la prima volta, 40 immagini appartenenti alla serie realizzata dal fotografo napoletano, tra la primavera e l’inverno del 2008, per una committenza ricevuta dalla Fondazione Zegna e che riprendesse il paesaggio dell’Oasi, l’area montana protetta, e gli interni del Lanificio Zegna, ancora oggi operativo, nel territorio di Trivero (Biella, Piemonte).

Anna SCOTTON

annas@vicini.to.it

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