Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Facciamo respirare Santa Rita!

Prima dell’estate oltre 350 cittadini di Torino hanno firmato una petizione per chiedere al comune di avviare uno studio di fattibilità sulla situazione del traffico nella zona dello Stadio Olimpico durante eventi e partite. L’iniziativa è stata proposta dalla lista civica La Piazza nata nel 2011 dall’esigenza di creare un ente che prestasse attenzione alle realtà che non occupano i primi posti nella lista di problemi dell’Amministrazione Comunale.

La petizione ha ottenuto il Diritto di Tribuna il 28 giugno di quest’anno e ancora nessuno dei suoi firmatari è stato invitato a sedere intorno al famigerato tavolo per discutere i suoi contenuti. D’altronde l’Assessore ai Trasporti, Infrastrutture e Mobilità della città di Torino, Maria Lapietra, non si è presentata al recente incontro organizzato da La Piazza per discutere del tema, figuriamoci invitare a casa propria.

L’incontro, svoltosi il 5 dicembre nella sala dei Centomila, quartiere Santa Rita, è stata un’ottima occasione di confronto e apprendimento sul tema della mobilità grazie alla presenza di Stefano Manelli (esperto di Ingegneria dei Grandi Eventi per Citec Italia) e alla partecipazione di Luisa Bernardini (Presidente Circoscrizione 2) e Davide Ricca (Presidente Circoscrizione 8).
Stefano Manelli pone l’accento sugli elementi che si dovrebbero coniugare alla realizzazione di ogni evento: gestione del surplus della domanda, garantire una mobilità sostenibile e che l’area limitrofa funzioni. Se questi fossero i requisiti per passare un esame, la città di Torino dovrebbe sicuramente ripresentarsi al prossimo appello.
Ma quali soluzioni adottare?
Manelli, tra i molti esempi, ci illustra il piano di mobilità utilizzato dal Comune di Ginevra per gli Europei del 2008: dato che la città non era in grado di accogliere un traffico come quello che si sarebbe prodotto per l’evento, gli svizzeri hanno potenziato il servizio ferroviario. Sono stati aggiunti oltre 400 treni e oltre mezzo milione di spettatori ha acquistato il biglietto dell’evento integrato con quello del treno e valido 36 ore.
Sarebbe quanto meno utopistico pensare di elaborare un piano di mobilità articolato ed efficiente come quello svizzero anche perché, nel caso di Ginevra, si trattava di un evento eccezionale, gli Europei, mentre nel nostro caso, i cittadini torinesi richiedono una soluzione rapida per un problema che si presenta con regolarità ogni settimana. L’idea di base però è la stessa. Gli svizzeri non hanno aggiunto nulla di nuovo, hanno semplicemente potenziato le infrastrutture di cui già godeva il territorio, come suggerisce Manelli. A Torino la linea 10 del tram ferma sia davanti allo Stadio Olimpico sia davanti a un grande parcheggio a pagamento, piazzale Caio Mario, nel quale si è già provato a far parcheggiare gli spettatori senza risultati soddisfacenti. Come prima cosa dunque si potrebbe sicuramente potenziare la linea 10 offrendo alle persone un modo meno stressante di arrivare all’evento.
Un’altra idea che emerge durante l’incontro è adibire il suolo del mercato di Santa Rita a parcheggio controllato da forze dell’ordine o persone dell’organizzazione ed eventualmente a pagamento per coprire poi le spese di pulizia. Si pensa anche all’introduzione delle strisce gialle funzionanti nell’orario degli eventi: a pagamento per gli spettatori, gratis per i residenti. Nella lista dei desideri degli abitanti di Santa Rita e Borgo Filadelfia c’è anche una calendarizzazione migliore degli eventi che eviti la concomitanza di partita e concerto/evento al Pala Alpitour, ma in questo caso bisognerebbe scomodare oltre il Comune anche gli organizzatori degli eventi di Pala Alpitour e Stadio, progetto fin troppo ambizioso.
Ma come estirpare dal DNA dei tifosi o degli spettatori degli eventi il gene della caccia al posto introvabile? Come convincerli a parcheggiare nei luoghi adibiti a questa funzione e non girare per ore in ogni strada di Santa Rita o peggio parcheggiare sui marciapiedi, alla fermate dei pullman, in mezzo alla strada?
Partendo dal presupposto che queste abitudini si sono radicate nelle persone in gran parte a causa della mala organizzazione presente, Stefano Manelli ci da una risposta semplice: deve esserci un vantaggio.
Bisogna dunque invogliare le persone a parcheggiare dove più piace a noi; basta far pagare meno o addirittura nulla a chi parcheggia lontano dalla zona incriminata offrendogli anche un modo rapido e conveniente di arrivare a destinazione, mentre nelle zone di sosta limitrofe a Stadio e Pala Alpitour, il prezzo del parcheggio si mantiene più alto. Altro buon deterrente al parcheggio selvaggio sarebbe sicuramente che, frase strana da pronunciare, i vigili facessero qualche multa.

E ora, con già alcune proposte sul tavolo e dopo aver risolto il problema dell’educazione delle persone al parcheggio, resta il problema più grande di tutti: come stimolare il Comune a fare qualcosa?

Chiara

chiaral@vicini.to.it

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