Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Quattro chiacchiere con Marco Fino.

Gentile, disponibile, coinvolto: così si presenta al pubblico Marco Fino, neodirettore del Museo Regionale di Scienze Naturali. Il curriculum che non ti aspetti – ingegnere elettrico, si è occupato per anni di energia sostenibile – alla base di un approccio pragmatico e consapevole alla nuova responsabilità.

Direttore, dopo 10 anni il MRSN torna ai torinesi?
In realtà al momento solo per ¼ degli spazi espositivi: 2000 metri quadrati e una parte della collezione di 7 milioni di reperti. Procederemo per gradi: contiamo di aprire tutto il pianterreno entro il 2025 e di mostrare il museo nella sua interezza nel 2030.

Conservare l’aspetto “vintage” delle prime sale è una scelta.
Le teche ottocentesche in legno sono state mantenute a ribadire il legame con il passato; l’idea è: si entra in un museo che rappresenta quello che eravamo e si passa al museo che siamo e saremo.…

Quali sono le peculiarità del MRSC?
Vanta collezioni che risalgono alla prima metà dell’Ottocento, che hanno un valore ovviamente storico, ma anche scientifico, ad esempio per l’importanza negli studi dell’evoluzione del Dna di alcune specie animali. Ci sono pezzi unici, sia a livello zoologico che mineralogico; la vastità di reperti e la loro accurata catalogazione ci permettono di competere a livello nazionale e internazionale.

Il museo ha collegamenti con le istituzioni scientifiche?
Buona parte dei nostri reperti sono di proprietà dell’Università di Torino, nostro partner scientifico, e noi li abbiamo in conservazione. L’attività scientifica è proseguita anche negli ultimi anni, ma un museo chiuso è un museo che non esiste, esistono i singoli studiosi. L’ obiettivo, ora,  è creare collaborazioni del MRSN anche con altre realtà, come i parchi naturali.

Ripartono anche le attività con le scuole?
Da lunedi si apre anche alle scuole; sul nostro sito possono essere effettuate le prenotazioni di visite guidate e laboratori, illustrati nel “quaderno didattico”.

C’è qualcosa che non le è stato chiesto e che vorrebbe evidenziare?
Aggiungerei che oggi tutti hanno intervistato me, ma il merito della riapertura va ai dipendenti del museo: in questi 10 anni, nonostante la chiusura, pur essendo in pochi e in una situazione difficile, hanno continuato a lavorare in maniera precisa e puntuale, facendo a volte anche orari disumani, salvaguardando tutti i beni che sono qua dentro. Io sono il capitano della nave, ma la fortuna di questo museo è il senso di appartenenza del suo personale.

 

Anna SCOTTON
annas@vicini.to.it

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