Non stiamo parlando del modo di scrivere di Dante Alighieri, ma della progressiva volgarizzazione che la nostra lingua sta subendo, una volgarizzazione che ha superato ampiamente i confini dei cortili, degli angoli delle strade e dei bar.
Non voglio, per una volta, prendermela coi social ma con coloro che dovrebbero usare la lingua correttamente.
Parlo dei colleghi giornalisti e dei personaggi pubblici: presentatori, politici e (anche) qualche docente universitario.
Due esempi per un discorso che sarebbe troppo lungo.
Il primo è l’uso sconsiderato della parola premier per indicare il Presidente del Consiglio, termine linguistico che nel nostro ordinamento istituzionale non esiste perchè, semplicemente, non esiste il premier in Italia.
Eppure si continua ad usare dando la sensazione di dare più importanza al Presidente del Consiglio.
Sarà un aiuto alla debolezza della politica o una pigrizia semantica per accorciare la frase con un termine solo?
Il secondo esempio è l’uso sbagliato e diffusissimo della parola ovvero che non è sinonimo di cioè, ma è sinonimo di oppure.
Quasi tutte le frasi che ascolto e leggo usano ovvero al posto di cioè: è un uso così diffuso che quasi devo giustificarmi quando uso ovvero correttamente, diversamente non comprendono il senso della mia frase, o peggio, lo fraintendono.
Bei tempi quando ci correggevano dicendoci che non si doveva dire ciò ma ho.
franco
direttore@vicini.to.it
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