“A volte la tua gioia è la fonte del tuo sorriso, ma spesso il tuo sorriso può essere la fonte della tua gioia.” (Thich Nhat Hanh)

 

38 Tff: Nota n°3

Bello, vulnerabile e alla ricerca di se stesso. Queste le caratteristiche del giovane maschio protagonista di alcuni dei film più interessanti in concorso a questo 38° Tff. Il superamento degli stereotipi legati a un’idea di virilità tradizionale sembra passare attraverso incertezze e paure, legate sia alla definizione dell’identità sessuale sia del ruolo del millennial nella società.

 A partire dall’americano The Evening Hour (***), di Braden King. Cole Freeman fa l’assistente in una casa di riposo nella provincia rurale del West Virginia, ma arrotonda rubando e vendendo sottobanco farmaci oppiacei sottratti alla struttura. Il ritorno di un amico d’infanzia, che vuole imporsi nel giro dello spaccio locale, e della madre, che da bambino lo aveva abbandonato, lo costringeranno a ridefinirsi all’interno di queste relazioni. Nel film il degrado della provincia americana depressa dalla deindustrializzazione, il combinato di violenza, sessismo e xenofobia  ben rappresentano l’humus culturale di cui si è nutrito (e ancora si nutre) il trumpismo.

Camp De Maci (Poppy Field), (****) di Eugen Jebeleanu

Di provenienza teatrale il romeno Jebeleanu mette in scena la vicenda  di Christi, un poliziotto che vive in maniera conflittuale il proprio essere gay. Per lavoro con la sua squadra arriva in un cinema dove è in corso una protesta di integralisti cattolici  che hanno interrotto la proiezione di un film a carattere omosessuale: in quest’emergenza vita personale e professionale del protagonista vengono ad intrecciarsi inaspettatamente. Specchio fedele della “temperatura” della Romania oggi rispetto alle tematiche Lgbt, il film – girato in un 16 mm intenso e – a detta del regista – “dall’impressione quasi tattile, per raggiungere la forza del cinema dal reale” – fa del gendarme un personaggio autentico, fuori da ogni clichè.

 

Hochwald /Why Not You, (***) di Evi Romen

Mario è un giovane altoatesino che ama la danza, ha problemi di  tossicodipendenza e vive con la madre facendo lavori saltuari. Coinvolto con l’amico Lenz in un attacco terroristico ad un locale gay, resta illeso, mentre Lenz muore. La sindrome del sopravvissuto – il film si ispira all’attentato al Bataclan di Parigi – aggrava la condizione di spaesamento e di difficoltà di Mario a esprimere liberamente  estro artistico e ambiguità sessuale, e a riconoscersi in una piccola comunità, tanto giudicante quanto ipocrita.

Anna Scotton

annas@vicini.to.it

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


*