Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Cioccolato amaro

Una volta era più facile. Il sabaudo aveva due scelte: il gianduiotto, un classico, levigato, rassicurante nella sua bella carta dorata, una scelta conservatrice dall’aspetto perbene. E poi c’era il preferito, un po’ bitorzoluto al tatto, avviluppato in una fiammante carta rossa , con dentro la promessa liquorosa di un cambiamento di sapore, finalmente una rivoluzionaria commistione di liquido e solido: un ideale, insomma. Si sceglieva, spesso per la vita, nonostante il gianduiotto andasse quasi sempre in muffa e il preferito si imbibisse a volte di liquori scadenti.

Ma si sa, un cioccolatino è per sempre.

Poi cominciarono delle strane commistioni, e ci si trovava magari con un gianduiotto avviluppato in carta nera e un preferito in cui, all’apertura della confezione si erano separati tutti gli ingredienti, il cioccolato andava da una parte, il liquore dall’altra, la carta rossa teneva insieme amalgame improbabili.

Ultimamente, il preferito ha deciso di chiedere a noi cacaodipendenti di scegliere il migliore da mandare alle finali della cioccolataggine cittadina. E insieme si presenteranno, sempre in nome della fava del cacao, il tartufo, la pralineria al pistacchio, il no gluten, e il cacao free. E noi, che sceglieremmo il buon vecchio preferito classico, quello, per intenderci, con la carta rossa e il liquore dentro, siam lì a ricordare quanto era bello avere il modello unico.

Giulia Torri

giuliat@vicini.to.it

1 Commento su Cioccolato amaro

  1. Il gianduiotto sabaudo 2.0 è – manco a dirsi – “arcobaleno”, per celebrare la bellezza colorata dell’amore gender free, creato da una famosa pasticceria torinese in onore della 36^ edizione del Lovers Film Festival.

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