Era lunghissima la coda al Salone del libro per ascoltare, dal suo libro postumo: “Una persona alla volta” (Feltrinelli), il messaggio contro la guerra di Gino Strada.
A dimostrazione che, per quanto possa sembrare utopico in questo momento, il linguaggio della pace ancora fa molta presa sulle nostre coscienze.
Quanto meno, come ha affermato più volte Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, uno degli ospiti invitati al dibattito, per metterci in crisi in questo momento di scelte non sempre condivisibili.
L’incontro è iniziato con la lettura, da parte dell’attore Elio Germano, del toccante resoconto da parte di Strada del suo primo impatto con un ospedale di guerra e soprattutto con la corsia pediatrica di quell’ospedale. La domanda che il fondatore di Emergency si pone è “Che cosa c’entrano i bambini con la guerra?”
Le loro lesioni a cavolfiore, che lo sconvolgeranno all’inizio, diventeranno routine negli ospedali che nel tempo ha fondato, senza riuscire a renderlo assuefatto al dolore.
Ricorda di aver fotografato le prime volte gli scempi provocati ai corpi dei bambini dalle bombe per poi smettere di farlo per una sorte di dolente pudore.
Come più volte il suo libro sottolinea, l’impatto della guerra sulle popolazioni civili è qualcosa di mostruoso, che nessuna motivazione politica o tanto meno economica, può giustificare.
Chi meglio di lui, si sono chiesti i relatori, può parlare dei fondamenti della guerra?
Il messaggio che ci ha lasciato è che il fine ultimo deve essere la sopravvivenza, la vita umana è il valore assoluto da ricercare e qualsiasi sofferenza è ingiustificata.
Simonetta Gola, vedova di Gino Strada intervenuta a testimonianza dell’eredità morale del marito, ha ricordato che nessuna guerra è mai riuscita a risolvere i problemi dai quali era scaturita.
Di fronte alla lucidità dolorosa del libro, e consapevoli delle innumerevoli guerre in atto (perché è d’obbligo ricordare lo strazio dello Yemen, il Tigray, l’Afghanistan, la guerra civile del Myanmar), tutti noi non possiamo che dichiararci confusi e disperati.
Mantenere equilibrio nel giudizio, ricordava Elio Germano ed evitare, da parte dei media della fuorviante propaganda, potrebbe essere un buon inizio? E pur nel ripudio delle aggressioni mantenere costantemente allertata l’attenzione agli avvenimenti e alla storia che li genera?
La risposta di Gino Strada è dentro il libro, che si snoda attraverso il racconto dell’impegno e delle esperienze che lo hanno condotto da giovane chirurgo di Sesto San Giovanni fino ai Paesi più lontani, per seguire l’idea che portava avanti con la sua passione e con EMERGENCY: salvare vite umane e lottare per i loro diritti e che giunge alla inevitabile constatazione che non si può non essere contro la guerra.
Giulia Torri
giuliat@vicini.to.it
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