L’evento “Ribellarsi con filosofia: 10 filosofi per 10 atti di ribellione” è stato soprattutto l’incontro felice con due insegnanti, Matteo Saudino, autore del volume che ha fornito il tema in oggetto, ed Enrico Galiano, il suo intervistatore. Il dibattito da loro animato al Salone, sold out per la presenza di numerosi colleghi e studenti, ha immediatamente rivelato le caratteristiche che li accomunano: la passione per il loro mestiere, l’approccio ironico alla vita e un uso virtuoso dei social.
La prima domanda di Galiano, persino impertinente, va al cuore del problema: a cosa serve la filosofia? In questo tempo dominato dall’utilitarismo, quale benefici può fornire una materia che sembra limitarsi a produrre modelli astratti (verità, giustizia, libertà, bene/male…)?
La filosofia serve “a stimolare il coraggio del pensiero, attraverso elementi di indipendenza e di originalità, riconoscibili fin dai tempi dell’anticonformismo intellettuale di Anassimandro”. Il prof di Storia e Filosofia più amato del web, ideatore di BarbaSophia, il canale YouTube in cui fa conoscere e rende accattivanti pensatori e questioni teoriche complesse che attengono al senso della vita e dell’essere umani, rammenta che questa stessa domanda se l’era già posta Aristotele: “La filosofia non serve a nulla, dirai; ma sappi che proprio perchè priva del legame di servitù é il sapere più nobile”. Il “non essere a servizio” è indice di quella libertà che è condizione indispensabile per la conoscenza della realtà e di sé: del resto “Conosci te stesso” è la regola aurea di una disciplina il cui unico neo è l’essere stata sostanzialmente appannaggio dei maschi, ultima ad aprirsi alle donne, una manciata di nomi di filosofe riconosciute “perché fino al ‘900 del senso delle cose nel mondo se ne occupano gli uomini”(ma i flash di Saudino su Ipazia e Olympe de Gouges lasciano il segno).
Quando scoppia l’amore per questo campo di studi? E’ “figlio della noia di ragazzino, che aveva già prodotto la passione per la lettura, e del carisma di una professoressa: le discipline camminano sulle gambe dei docenti” e, persuaso di questo, Saudino ha raccolto, a sua volta, la sfida dell’insegnamento.
Nel gioco affascinante tra passato e presente, lo sguardo filosofico offre continue chiavi di lettura della realtà attuale. Ad esempio, se, come sosteneva Protagora, la verità oggettiva, assoluta non esiste, allora perdono significato i fondamentalismi, le ragioni dei conflitti. Che sarebbero da bandire soprattutto perché non sono utili all’uomo, “nell’ottica del bene comune nell’affascinante realtà dell’interazione globale”.
Ma chi è l’uomo? L’uomo continua a essere riconosciuto nella definizione di “canna pensante” indicata da Pascal, scisso tra la fragilità della propria condizione e la potenza del pensiero. Pensiero nutrito e formato dalla scuola, e così il cerchio si chiude e si torna da dove si era partiti. Una scuola che può essere innovata solo dalla passione, “se ci sono passioni tristi non si apprende” e dove occorre empatia tra allievi e docenti “nella diversità di ruoli e compiti. Se non c’è empatia non c’è apprendimento”. Ed emerge persino una proposta migliorativa, lo schema 5- 5-3 anni scolastici: dieci anni d’obbligo uguali per tutti e poi la scelta di un triennio specialistico, per irrobustire le capacità di scelta e la democrazia, con una scuola più interclassista.
Una ribellione a ampio spettro, del pensiero, con la filosofia.
Anna Scotton
annas@vicini.to.it
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